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Oreste Delucca: "Il ponte prima del ponte" - Il Ponte Un lungo articolo, arricchito da tante foto, trasformato in un libretto di 40 pagine che il settimanale della Diocesi “Il Ponte” ha voluto regalare qualche settimana fa ai suoi abbonati in occasione del duemillesimo compleanno del Ponte di Tiberio. Un’operazione di marketing importante a sostegno del settimanale cattolico, supportata da alcuni partner importanti (Sgr, Conad Tiberio, Comune di Rimini/Biennale del Disegno, Galvanina, RiminiBanca). Oreste Delucca ha diviso il saggio in due parti: la prima è dedicata al Ponte di Augusto-Tiberio ed al suo carattere sacro e simbolico, oltre che simbolo della potenza romana. “Chi l’ha progettato e chi l’ha voluto intendeva chiaramente comunicare una sensazione di potenza, direi quasi di stabilità perpetua”. Il ponte fu iniziato sotto Augusto nel 14 d.C, e la sua costruzione durò sette anni. Dunque venne terminato nel 21 d.C. sotto Tiberio. “La concezione e la concreta realizzazione del ponte di Augusto-Tiberio appaiono geniali e perfette da decretarne il suo imperituro destino”. E ancora: “Stupisce ancora oggi la sua concezione geniale, con le arcate dalla luce asimmetrica, per meglio secondare la direzione delle fiumane, con le basi a forma di barca dalla prora puntuta per meglio resistere alla corrente,

Lidia Maggioli: "Sognando il cavalluccio marino" - Panozzo. Una storia terribile, raccontata a voce bassa, quella che il nonno Elia Minerbi illustra ai nipoti, due gemelli, Paolo e Danila Lombardo. Ancora una volta l’Autrice, Lidia Maggioli, gioca sul presente e sul passato per narrare, utilizzando memorie familiari, vicende drammatiche del nostro Paese. In questo caso l’introduzione 80 anni fa delle leggi razziali in Italia e la loro applicazione. Le leggi razziali fasciste furono un insieme di provvedimenti legislativi e amministrativi (leggi, ordinanze, circolari) applicati in Italia fra il 1938 e il 1945 dal regime mussoliniano e poi dalla Repubblica Sociale Italiana. Esse furono rivolte prevalentemente contro le persone di religione ebraica. Il loro contenuto fu annunciato per la prima volta il 18 settembre 1938 a Trieste da Benito Mussolini, in occasione di una sua visita alla città. Furono abrogate con i regi decreti-legge n. 25 e 26 del 20 gennaio 1944, emanati durante il Regno del Sud. Nell’estate 2016 due ragazzini, gemelli undicenni, che vivono a Milano sono affidati al nonno materno, recentemente rimasto vedovo, affinché li porti al mare. Qui le giornate di vacanza (sulla costa romagnola) trascorrono fra nuotate, giochi di abilità, incontri con altri turisti. Ma, con il passare dei giorni, la convivenza è l’occasione per far rivivere nei racconti di nonno Elia ai gemelli la sua infanzia,

Biennale Disegno Rimini 2018: "Visibile e Invisibile. Desiderio e Passione" Lazagne Art Magazine #14 Speciale Catalogo - Maggioli Il catalogo generale della terza Biennale del disegno di Rimini (dal 28 aprile al 15 luglio), in italiano e in inglese, ti prende per mano e ti porta alla scoperta delle oltre 2.000 opere esposte in 33 mostre in giro per Rimini. Sono le ultime settimane per visitare, secondo il gradimento di ognuno, ciò che più interessa: del resto anche questa edizione della Biennale tocca tutti i processi creativi - disegno antico e moderno, fumetto e architettura, calligrafia e grafica, pittura, street art e cinema – avendo scelto come traccia sotterranea l’erotismo. Rimini ha messo a disposizione il proprio centro storico trasformato per l’occasione in un cuore pulsante della creatività: da Castel Sismondo al Museo della Città, dal Cinema Fulgor alla FAR, dalla Domus del Chirurgo a Palazzo Gambalunga, oltre, per le mostre collaterali del circuito Open, a gallerie, negozi, botteghe d’arte, librerie. Un eclettismo artistico voluto che, come sottolinea l’Assessore alla Cultura Massimo Pulini, nella sua presentazione al Catalogo “i titoli con la quale la Biennale Disegno si veste in ogni edizione, non corrispondono necessariamente ai temi delle mostre allestite, ma toccano e

Gino Vignali: "La chiave di tutto" - Solferino. Dopo la squadra di polizia dei bastardi di Pizzofalcone, nata dalla penna di Maurizio De Giovanni, ecco che ne arriva un’altra partorita dalla fantasia di Gino Vignali. Sì, proprio quel Gino che con Michele (Mozzati), per anni, ci ha propinato gli aforismi delle formiche incazzate oltre ad aver inventato un oggetto cult ormai per diverse generazioni, l’agenda Smemoranda, ed aver regalato battute al fulmicotone ai cabarettisti di Zelig. La squadra, comandata dal vice questore Costanza Confalonieri Bonnet (“l’investigatrice più bella mai apparsa in una Questura (calendari compresi)”), è composta dall’ispettore latinista Orlando Appicciafuoco, dall’assai meno intellettuale vice sovrintendente Emerson Leichen Palmer Balducci e dall’agente scelto Cecilia Cortellesi. E dove opera questa squadra? A Rimini, naturalmente. La nostra città è la location scelta da Vignali per ambientare la prima storia (ma sembra che sia parte di una annunciata quadrilogia) che vede l’uccisione, a poche ore di distanza, di un barbone, di un nero e di una spogliarellista. Ma non è la pista del razzismo quella giusta, secondo il vice questore. Altrimenti perché Vagano, misterioso barbone quasi felliniano, si sarebbe preso la briga di ingoiare una chiave prima di morire? Quella, secondo Costanza, è la chiave di

Studi Montefeltrani n. 33 – 2011/2012 n. 34 – 2013/2014 - Società di studi storici per il Montefeltro. Nel prossimo incontro dei Soci della Società di Studi Storici per il Montefeltro il Presidente Roberto Monacchi illustrerà la situazione dell’associazione: difficile dal punto di vista economico, felice dal punto di vista culturale. Monacchi ha chiesto in questi mesi ai Sindaci e ai responsabili del GAL un aiuto per il proseguimento dell’attività della Società, oltre ad aver ottenuto l’iscrizione della Società fra quelle per cui i contribuenti possono destinare il 5 per mille della propria dichiarazione dei redditi a partire dal 2017. Oltre 150 soci, 34 numeri della rivista “Studi Montefeltrani” editi fra il 1970 e il 2016, decine di volumi pubblicati nelle varie collane inerenti le diverse realtà del Montefeltro, tanti convegni organizzati. E Monacchi ha pronto (bisogna trovare le risorse) diverse pubblicazioni di grande interesse e sta lavorando con il direttore della rivista Alessandro Marchi al prossimo numero. Sul numero 33 di “Studi Montefeltrani” Francesco Vittorio Lombardi racconta la nascita della Società, di cui Lui fu uno dei promotori. “C’era diffusa, a tutti i livelli, l’errata convinzione che il Montefeltro fosse da identificare con il Ducato di Urbino e che Urbino stessa fosse

Maria Pia Zanelli: "Una avventurosa rinascita" - Il Ponte Vecchio. Romanzo. Sotto il titolo in copertina c’è scritto così. Ma difficilmente questo testo di Maria Pia Zanelli, maestra riminese in pensione, potrebbe essere definito tale. A differenza della sua opera prima “L'albero di ciliegio. Dieci racconti” (Panozzo, 2013), questo nuovo testo dà voce ad un lungo viaggio interiore che porta l’Autrice a sviscerare un percorso di crescita personale e di acquisizione di consapevolezza del proprio essere donna oltre che soffermarsi sul conflittuale rapporto con l’amata figlia Claudia. Sembra che la sua fede cattolica (ha un Baccalaureato in Teologia preso a Bologna, ma anche una laurea in filosofia ottenuta a Urbino) abbia per molto tempo limitato il suo essere donna: “dopo anni di insensate elucubrazioni mentali, durante le quali non riuscivo a provare alcun interesse per il mondo femminile, e né tantomeno ad amarlo, me compresa, finalmente mi sono riconciliata con questa parte di umanità che ho faticato non poco a conoscere”. Maria Pia non è certamente diventata femminista (anzi nelle sue riflessioni manca qualsiasi accenno a scelte politiche, in senso lato), ma è un acquisizione personale (come del resto è per tantissime altre donne): “Ogni giorno un po’ di più, i miei occhi

Elio Pezzi: "Probi Pionieri dell’Emilia-Romagna. Confcooperative Emilia-Romagna. Una storia di cinquant’anni, 1968-2018" - Homeless Book. Il libro di Elio Pezzi è importante perché ricostruisce, dando voce ai protagonisti, la storia del movimento cooperativo “bianco” in una regione “rossa”, ma economicamente importante nel quadro nazionale. E dove, sia in Legacoop che in Confcooperative che in AGCI, sono partite le spinte verso gli organismi nazionali per una collaborazione fra le tre centrali cooperative che ha portato nel gennaio 2011 alla costituzione dell’Alleanza delle Cooperative Italiane (in Emilia-Romagna la firma della nascita del coordinamento è avvenuto il 7 giugno 2013 a Bologna). Scrive Pezzi: “L’Alleanza con le sue 39.000 imprese associate rappresenta oltre il 90% della realtà cooperativa italiana per quanto riguarda i soci – oltre 12 milioni -, gli occupati – oltre 1.150.000 persone -, ed il fatturato complessivo realizzato, superiore a 140 miliardi di euro. Si tratta di numeri importanti che consentono alla cooperazione di incidere sul Pil per circa l’8%. A ciò va aggiunta la raccolta – superiore ai 157 miliardi – delle oltre 200 banche di credito cooperativo”. “Abbiamo iniziato a parlare dell’unificazione del movimento cooperativo  – ricorda Franco Chiusoli, ex Presidente di Confcooperative Emilia-Romagna – almeno quarant’anni fa. Oggi c’è l’Alleanza Cooperative Italiane.

Antonella Imolesi Pozzi: "La Piè, rivista di illustrazione romagnola. Copertine da collezione" - Fondazione Italo Zetti. Tra i tanti volumi pervenuti alla Biblioteca “Battarra” di Coriano da parte della famiglia di Gianni Quondamatteo l’anno passato c’erano anche le annate degli anni ’50 e dei primi anni ’60 della rivista “La Piè”. L’emozione e il piacere di vedere e sfogliare quei numeri è stata grandissima. Così come è stato oggi avere tra le mani questo volume (donatomi dall’amico Annio Matteini) curato magnificamente da Antonella Imolesi Pozzi, responsabile dei fondi antichi e della raccolta Piancastelli della Biblioteca Comunale “Saffi” di Forlì, in cui sono pubblicate 136 copertine de “La Piè”, selezionate fra quelle della rivista edite fra il 1920 e il 1986. Tre i punti su cui soffermarsi che riguardano questo volume: che cos’è la Fondazione Italo Zetti, la storia de “La Piè”, l’uso della xilografia per le copertine della rivista. Cominciamo dal primo. La Fondazione Italo Zetti nasce nel 1999 e opera nel settore culturale. Studia e valorizza il patrimonio artistico-culturale lasciato dal pittore e incisore milanese (anche se nasce e si forma a Firenze) Italo Zetti (1913-1978). Promuove e sostiene ormai da qualche decennio iniziative (mostre, corsi, pubblicazioni) in favore delle arti dell’incisione (in

Laura Carboni Prelati: "Nome di battaglia Sonia" - NdA Press. Già alla 1.a Conferenza Nazionale delle donne comuniste nel giugno 1945 Palmiro Togliatti rendeva omaggio alle donne partigiane: “Ciò che esse hanno fatto, e soprattutto il grande numero di queste combattenti è cosa così nuova che perfino sorprende. Quando l’energia nuova della dona entra con così grande impeto nella vita di un popolo vuol dire che per questo popolo è veramente spuntata l’aurora di un grande rinnovamento”. E sull’importanza delle donne nella guerra di Liberazione tornava anche Luigi Longo alla 4.a Conferenza Nazionale delle donne comuniste nel giugno 1965: “Si può ben dire che esse sono state l’anima ed il cuore della Resistenza, perché senza la loro ampia partecipazione, senza la loro affettuosa solidarietà, il movimento partigiano non avrebbe potuto avere l’ampiezza, lo slancio, la solidarietà che ebbe”. Furono, a livello nazionale, 70.000 le donne appartenenti ai Gruppi di Difesa della Donna, 35.000 le donne partigiane combattenti, 4.653 le donne arrestate, condannate, torturate, 2.750 quelle deportate nei campi di concentramento in Germania, 623 le donne fucilate e cadute in combattimento. 16 le medaglie d’oro a loro assegnate, e 17 quelle d’argento. Nonostante questi importanti riconoscimenti il ruolo delle donne nella Resistenza per lungo

Gino Valeriani, Giancarlo Frisoni: "Gente di Santa Maria del Piano. Racconto". Digitalprint. “Nella società della ‘dimenticanza’ raccogliere memorie di un passato remoto (non troppo) e valorizzarlo può e deve diventare una storia, un racconto di sociologia storica. Con questo scopo dall’inizio degli anni ’60 un gruppo d’insegnanti, con la collaborazione della popolazione del Comune di Montescudo- Monte Colombo, dell’Unione dei Comuni della Valconca, della Provincia di Rimini, della Banca Popolare Valconca e della Regione, ha dato vita a una struttura museale della cultura contadina (Valliano) e pubblicato fino ad oggi 34 libri”. Così Gino Valeriani e Giancarlo Frisoni presentano questa loro ultima fatica letteraria quali esponenti del Gruppo di Ricerca Storica della Memoria Orale G. Iacobucci. Le pubblicazioni curate dal Gruppo hanno toccato, nel corso di quasi 50 anni di attività, temi e località della Valconca. Tante microstorie. Anche quest’ultima fatica ci parla di un luogo, piccolo, ma importante: l’ultima frazione del Comune di Montescudo (e della Provincia di Rimini) prima di entrare nel territorio marchigiano, l’ultimo borgo riminese sulla strada che da Rimini porta in Carpegna: Santa Maria del Piano. 503 abitanti, di cui 253 maschi e 250 femmine. Nota in tutto il riminese e nelle zone marchigiane limitrofe per le

"Emilia rossa. Immagini, voci, memorie dalla storia del Pci in Emilia-Romagna (1946-1991)" a cura di Lorenzo Capitani. Vittoria Maselli Editore. Debbo alla cortesia dell’amico bolognese Mauro Roda la conoscenza ritardata di questo volume, uscito a fine 2012 per i tipi di questa piccola casa editrice di Correggio (RE). Sono passati dalla sua uscita oltre 5 anni e dire che il mondo politico italiano è cambiato è dire poco, soprattutto dopo il 5 marzo di quest’anno. Ma questo libro, curato da Lorenzo Capitani, docente nelle scuole superiori di Reggio Emilia, rimane comunque importante perché era il tentativo di gettare le basi di un percorso di ricerca sulla storia del Pci emiliano-romagnolo, ancor oggi troppo poco studiato. E in questo lasso di tempo purtroppo non molto si è fatto. In più il volume, attingendo al primo lavoro di ricerca del materiale fotografico messo in atto dall’Istituto Gramsci bolognese e dalla rete dei 9 Istituti provinciali della Resistenza, pubblica una prima raccolta di fotografie tratte da quei fondi in via di costituzione. In questo campo invece, da allora, molto lavoro è stato fatto ed oggi gli archivi fotografici sul Pci presso gli Istituti storici della Resistenza sono un pezzo fondamentale per lo studio del movimento operaio

Miniere sulfuree e carbonifere tra Sogliano al Rubicone, Repubblica di San Marino e Perticara A cura di Cristina Ravara Montebelli Bookstones – Società di studi storici per il Montefeltro Un anno fa recensendo lo splendido volume dedicato dalla Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna alla conoscenza dei fenomeni carsici del gesso e quello, inusuale e pericoloso, del zolfo posti tra le vallate del Rabbi e del Conca (“Gessi e solfi della Romagna Orientale”, Carta Bianca Editore) ho conosciuto la ricchezza delle cavità naturali e artificiali presenti nelle tre province  di Forlì-Cesena, Rimini e Pesaro-Urbino e nella Repubblica di San Marino. Oggi questo nuovo lavoro, curato da Cristina Ravara Montebelli, a conclusione di tre giornate di incontri e di studio promossi dalla Società di studi storici per il Montefeltro, ci consente di conoscere il duro lavoro legato alle varie tipologie di attività estrattiva e lavorativa mineraria nei nostri territori. Fabio Fabbri, Davide Fagioli e Pier Paolo Magalotti ci raccontano delle miniere di Sogliano e della Valle del Savio. “In Romagna l’attività industriale mineraria più importante è indiscutibilmente quella legata all’estrazione e lavorazione dello zolfo” dice Fabbri, ma poi si sofferma a lungo sulla lignite (carbone fossile con modesto potere calorifero) presente a Sogliano: “L’introduzione del sistema autarchico in