Archive

Angelo Turchini, Mirko Orioli, Marco Viroli, Paola Novara, Cristina Castellari: "La Romagna dei castelli e delle rocche" - Il Ponte Vecchio. “Agli Autori del libro l’Editore ha chiesto: assumere le rocche e i castelli non solo e non tanto per la loro struttura architettonica e per il loro possibile valore turistico, ma soprattutto per quel che significarono nella storia, anche personale, dei protagonisti che li abitarono, per le vicende che determinarono e per il peso che vi ebbero: dunque una storia di cuori, di menti, di caratteri e di destini prima che di pietre e di forme, così da costruire un libro unico, sia per la vastità della ricerca, sia e in particolare perché storia di donne, di uomini, di città dentro la loro rocca”. Così Eraldo Baldini nella presentazione del volume. La diversità degli Autori, le loro storie culturali personali, il diverso modo di scrivere di ognuno hanno in realtà determinato un insieme eterogeneo e non sono convinto che la mission affidata dall’Editore sia stata pienamente raggiunta. C’era comunque la necessità di una nuova opera generale sui castelli di Romagna: l’ultima pubblicazione generale era quella di Carlo Perogalli “Castelli e rocche di Emilia e Romagna” (edita da Gorlich e De Agostini nel

Filarmonica Città di Rimini: "La Banda Musicale Città di Rimini dal 1828 ad oggi". A cura di Paolo Zaghini. Testi di Alessandro Agnoletti, Marco Bizzocchi, Gianluca Calbucci, Fabio Giambi, Pietro Leoni. Edizioni La Pieve. Il volume è stato presentato la sera del 30 dicembre al Teatro Novelli di Rimini, strapieno di pubblico, in occasione del Gran Concerto di Fine anno della Banda Città di Rimini. Una serata musicale straordinaria guidata e diretta dal Maestro Jader Abbondanza. Gli applausi finali, calorosi e convinti, hanno espresso il vivo apprezzamento dei presenti. Dal libro riprendo la mia presentazione che racconta in sintesi la storia della Banda ed il percorso fatto per eseguire la ricerca. «Il 29 ottobre 2015 il Presidente della Banda Città di Rimini, Pietro Leoni, scriveva al sottoscritto, allora Presidente dell’Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea della Provincia di Rimini, per “chiedere una collaborazione per la realizzazione di una ricerca e della conseguente pubblicazione sulla storia della Banda”. E proseguiva: “Considerando che l’istituzione bandistica ben difficilmente può essere svincolata dalla storia politica, culturale e sociale della Città, l’idea è quella di raccontare non solamente l’evolversi cronologico del gruppo musicale, ma calare quest’ultimo nelle vicende storiche, a volte molto importanti, della nostra

Davide Bagnaresi: "Vivere a Rimini negli anni della Belle Époque - La quotidianità tra progresso, tempo libero, emergenze e politica". Panozzo Editore. Col nome di Belle Époque si indica il periodo storico, socio-culturale e artistico europeo che va da fine Ottocento all'inizio della Prima guerra mondiale. In quel ventennio le invenzioni e i progressi della tecnica e della scienza furono senza paragoni con le epoche passate. Ci fu complessivamente un miglioramento delle condizioni di vita e si diffuse in tutta Europa un senso di ottimismo. Inoltre con Belle Époque si continua a indicare a tutt’oggi la vita brillante nelle grandi capitali europee, le numerose esperienze artistiche, ma soprattutto l'idea che il nuovo secolo, il Novecento, sarebbe stata un'epoca di pace e di benessere. Tutto invece sarebbe stato poi spazzato via dai colpi di cannone della Prima guerra mondiale (gli anni della Prima guerra mondiale a Rimini sono stati ben raccontati nel volume precedente di Bagnaresi “Vivere a Rimini negli anni della Grande Guerra : la quotidianità tra bombardamenti, terremoti, fame e profughi”, sempre per i tipi di Panozzo, 2015). In questo nuovo volume Bagnaresi ci prende per mano e ci porta a conoscere la Rimini di inizio Novecento: le sue industrie, gli effetti delle nuove scoperte sulla

Giuliana Rocchi "La vóita d’una dòna. Poesie romagnole", "La Madòna di Garzéun. Poesie romagnole" - Maggioli Editore. Un mio personale omaggio natalizio a Giuliana Rocchi, una delle grandi voci della poesia dialettale santarcangiolese (mentre sono in attesa di ricevere il sonetto di auguri natalizio di Gianni Fucci). In occasione della 2. edizione di “Cantiere Poetico” (10-18 settembre 2016) organizzato dall’Amministrazione Comunale santarcangiolese e dedicato a Giuliana Rocchi, l’editore Maggioli ha ristampato in un prezioso cofanetto due dei tre volumi di poesie della Rocchi (1922-1996) ormai da tempo introvabili. “La vóita d’una dòna”, stampato da Maggioli nel 1981, raccoglie poesie dal 1964 al 1980, mentre “La Madòna di Garzéun”, stampato sempre da Maggioli nel 1986, raccoglie le poesie del quinquennio 1981-1986. Il suo terzo volume, “Le parole nel cartoccio. Poesie inedite”, venne stampato da Maggioli nel 1998, a due anni dalla sua morte, a cura di Rita Giannini. Tutti i volumi sono stati amorevolmente curati dall’amica santarcangiolese Rina Macrelli (1929- ), scrittrice saggista conduttrice televisiva. Di Lei su Wikipedia è detto: “Convinta che la letteratura dialettale sia un momento importante del movimento neorealista, ha svolto un ruolo cruciale nello sviluppo della poesia neodialettale santarcangiolese. Nel 1973 organizza il Seminario popolare su Tonino Guerra e la poesia romagnola, a

Fosco Rocchetta: "Riccione strabiliante: il Nirigua e le origini del divertimentificio" - La Piazza. Fosco Rocchetta, ex-Direttore del Centro della Pesa di Riccione, da quando è andato in pensione ha iniziato a scrivere una sua particolare storia della Perla Verde, fatta di tanti libretti dedicati a varie vicende della città. Ma con un comun denominatore: il turismo, i suoi luoghi, gli eventi ad esso legati. Ha iniziato nel 2009 con “Riccione estivo: agosto 1894. Origini del turismo riccionese al tempo della Belle epoque”, per proseguire poi con “Riccione nel Risorgimento. Il villino Mattioli quartier generale dell'Armata italiana a Riccione” e “Riccione il mio ritrovo estivo preferito. Il divino tenore Giuseppe Borgatti nella Riccione della Belle Époque” nel 2013, “Riccione sotto le bombe, settembre 1944. Il diario di Luisa e l'attività artistica di Camillo Innocenti” nel 2014, “Riccione, la mia città. Raccolta di scritti vari” e “Nascita del turismo di Riccione. Gli ospizi marini: un'eccellenza riccionese” nel 2015, “Riccione città del Motogiro d'Italia : una mitica cavalcata

"Galvanina. Le radici del futuro", Testi a cura di Marcello Cartoceti, Oreste Delucca, Giovanni Rimondini - Galvanina. Abbiamo letto tutti che a fine novembre 2017 il Consiglio Comunale di Rimini ha approvato il progetto di “Ricucitura paesaggistica, ambientale ed architettonica del complesso della Galvanina”. Rino Mini, il patron della Galvanina, ha commentato “C’è voluto un bel po’ di tempo, quindici anni in tutto e cinque solo per quest’ultima fase, però ora possiamo stappare una bella bottiglia: di acqua Galvanina, naturalmente”. Alla fine dell’anno passato la famiglia Mini si era regalata un bellissimo libro, magnificamente illustrato con le fotografie di Federico Rossi, per raccontare la millenaria storia della Fonte Galvanina e del futuro che le stava davanti (allora ancora in attesa dell’approvazione del progetto da parte del Consiglio Comunale di Rimini). Racconta Mini: “La Galvanina imbottiglia acqua minerale fin dal 1901 ed è sicuramente la più antica fonte minerale e termale conosciuta, non solo in Italia ma anche d’Europa. E’ sopravvissuta a due guerre mondiali ricostruendo gli stabilimenti distrutti ed ampliandosi ogni volta sempre più e sempre meglio”. “E’ un’avventura che ha segnato quattro generazioni della mia famiglia, arricchita dalla gente che con noi lavora con dedizione, dalla quotidianità in fabbrica, dalla nostra Città con la

"Riflessi e riflessioni - 100 anni di vetrine in mostra a Rimini". A cura di Foto Paritani e Associazione Zeinta di Borg - Agenzia NFC. Questo splendido volume in bianco e nero è il catalogo di una delle più belle mostre fotografiche organizzate negli ultimi anni nei locali della FAR di Piazza Cavour: “100 anni di vetrine in mostra a Rimini” (visitata da tantissime persone, è rimasta aperta dal 16 settembre all’8 ottobre 2017). 140 foto, la maggior parte degli anni ’50, ’60 e ’70, raccolte e riprodotte dai fotografi Paritani in collaborazione con l’Associazione Zeinta di Borg. Ha ragione Sabrina Foschini quando scrive “andare in centro era un’avventura” in quegli anni. Si apriva agli occhi dei borghigiani, dei riminesi ‘fuori delle mura’ (fossero essi di Miramare o Torre Pedrera o del forese), un mondo fantastico: “i grandi magazzini erano per noi bambini uno scrigno di tesori, il mondo in cui ogni cosa era in vendita”, “tutto il corso era una continua vetrina, attraverso cui sbirciare ed entrare in ricognizione”. L’Assessore alla cultura riminese Massimo Pulini, con la sua sensibilità artistica, afferma: “Le vetrine sono quadri, occhi aperti sulla strada. Sono sipario e palcoscenico di un teatro dedicato al commercio”. Ed Arturo Pane commenta: “Le

"A Rimini il ’68 degli studenti - Storia di un inizio". A cura di Fabio Bruschi - Panozzo Editore. Per poco, ma io non c’ero. Nel 1970, quando incominciai a militare prima nel movimento degli studenti e poi nella FGCI, il clima generale, nel Paese e nelle scuole, era cambiato rispetto a quello che il libro curato da Fabio Bruschi, per conto dell’Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea della Provincia di Rimini, in occasione del 50° anniversario del 1968 racconta. In tre anni, dal 1967, da quel moto giovanile che scosse l’Occidente (Italia compresa), il confronto era diventato scontro (Lotta Continua contro tutti, movimenti neofascisti contro studenti di sinistra, le chiusure integraliste di Comunione e Liberazione, la polizia occupata a reprimere per conto di uno Stato governato da forze politiche incapaci a dare risposte al nuovo che stava avanzando). E di lì a poco l’avvio della plumbea stagione del terrorismo. Il libro si articola in numerosi saggi che forniscono al lettore una messe incredibile di informazioni di quel triennio che va dal 1967 al 1969, e che vide il movimento studentesco riminese tra le realtà più vive del Paese. Giuseppe Chicchi nel suo intervento “A Rimini, verso il ‘68” racconta

Andrea Biondi: "Rimini beat" -  Ed. Clown Bianco. Non mi occupo spesso dei romanzi dell’ormai ampia scuderia di narratori riminesi. Quelle rare volte che lo faccio è solo perché l’ambientazione del racconto mi colpisce, in particolare quando questo viene ambientato a Rimini. E’ il caso del recente romanzo “Rimini beat” di Andrea Biondi, che si sviluppa tra Rimini, Coriano e San Marino. Un thriller efficace, che ti coinvolge, ricco di colpi di scena dove passato e presente si sovrappongono. L’ambientazione colloca le vicende tra i palazzoni del V PEEP, quelli di fronte al laghetto della ex-cava; sulle colline corianesi dove c’è una comunità di recupero per tossicodipendenti; fra i capannoni semi abbandonati, a seguito della crisi economica, di Galazzano a San Marino. Il tutto dunque in una Rimini senza turisti e senza mare. Un thriller non può essere raccontato più di tanto, soprattutto il finale quando questo non è quello che appare sino a quasi le ultime pagine del libro. Però si può descrivere il contesto della storia e i protagonisti che danno vita al racconto. Tutto inizia negli anni ’80 quando tre bambini – Gianluca, Matteo e Flavio, amici per la pelle – in occasione di una forte nevicata vanno a giocare con

"La memoria salvata - Storia della Camera del Lavoro di Riccione". A cura di Silvana Cerruti - SPI CGIL Rimini. Una storia lunga oltre settant’anni quella della Camera del Lavoro di Riccione. Con momenti di grande rilevanza e partecipazione come in occasione delle inaugurazioni delle tre sedi sindacali riccionesi nel corso del tempo: nel 1952 Giuseppe Di Vittorio inaugurò la nuova sede della CGIL presso la Casa del Popolo in Via don Minzoni (rimasta in funzione sino al 1975); l’8 maggio 1975 Luciano Lama inaugurò la sede di Viale Ceccarini (rimasta in funzione sino al 2016); il 12 maggio 2016 Susanna Camusso inaugurò la nuova sede in piazzale Igino Righetti. Tre grandi segretari nazionali della CGIL hanno dunque partecipato a momenti significativi della vita organizzativa della CGIL riccionese. La sede come casa dei lavoratori. Ognuna di queste sedi ha una storia collettiva interessante da conoscere: la costruzione della Casa del Popolo nei primi anni ’50 (raccontata qualche anno fa da Rodolfo Francesconi, Daniele Montebelli, Ezio Venturi in “Dalla Maison du Peuple alla Cooperativa Casa del Popolo. Riccione e la sua Casa del Popolo”, Raffaelli, 2003), la costruzione della nuova sede della Camera del Lavoro in Viale Ceccarini nei primi anni Settanta. E’

Lauro Lazzaroni: "La mitica Via del Pozzo - La Gaiofana di Vergiano di Rimini 1940-1963" (Nanni Stampa). Una storia di Rimini per molti versi può essere considerata una microstoria, rispetto ad una storia nazionale o per temi. Ma direi che in tanti si sono cimentati su storie ancora più piccole: per intenderci di ghetti o frazioni del comune di Rimini. Storie di fatti e di personaggi di un territorio assai limitato. A volte rapportato alla storia comunale, ma molte altre volte legato ai soli ricordi personali, familiari o di un gruppo ristretto di persone. In questi libri si parla soprattutto delle vicende del Novecento ed in particolare, nella stragrande maggioranza dei casi, di un mondo contadino che verso gli anni ’60 si avviava a scomparire. Così è anche il recente libro edito da Lauro Lazzaroni su una porzione di Vergiano, la Gaiofana, divisa in “E Ghet ad Soura” e in “E Ghet ad Sota”: Lauro è nato nel Ghetto di Sopra nel 1940 e qui ha trascorso i suoi primi 23 anni di vita, “anni difficili per l’estrema povertà, ma grazie alle nostre famiglie e ai miei amici vi ho trascorso dei momenti tutto sommato indimenticabili”. Ma prima di parlare del suo libro,

"Sigismondo Pandolfo Malatesta Signore di Rimini" a cura di Manlio Masini - Panozzo. Un bellissimo oggetto editoriale. Ma nulla di nuovo per quanto riguarda la storiografia malatestiana, anzi qualche semplificazione di troppo. Il volume curato da Manlio Masini ripropone 30 articoli, di lunghezza e valore assai diversi fra loro, già in gran parte pubblicati nel corso degli ultimi anni su la rivista “Ariminum” da una ventina di autori. “Il merito di questa composizione a ‘più voci’ spetta al Rotary Club Rimini che, tramite il suo Presidente Alberto Ravaoli, ha fatto proprio l’iniziativa”. “Seicento anni fa nasceva Sigismondo Pandolfo Malatesta, Signore di Rimini dal 1432 al 1468, un uomo controverso, ma geniale, che ha dato alla nostra città l’orgoglio del suo favoloso casato. Un grande in tutti i sensi. Nel bene e nel male”. Così Masini presentando l’opera dedicata a Sigismondo. “Educato all’arte militare fin dall’infanzia, Sigismondo divenne un valoroso quanto spregiudicato capitano di ventura, ma anche un oculato diplomatico e un mecenate intelligente e generoso. Si attorniò di una delle più ricercate corti d’Italia del ‘400; attirò architetti, artisti e intellettuali di fama (…). Morì nel 1468 ad appena 51 anni; era nato il 19 giugno 1417”. Attorno a questa figura e al suo