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Amos Piccini, Claudio Piccini: "Chiacchiere e ricordi" - La Stamperia. I grandi protagonisti del teatro dialettale riminese hanno ormai superato i 90 anni: Guido Lucchini è del 2 aprile 1925, Amos Piccini è del 6 marzo 1926. Stanno ancora bene, ma con qualche acciacco. Il primo, nel 1973 è tra i fondatori della compagnia dialettale "E' teatre Rimnes" ed ha scritto nel corso degli anni 45 commedie. Ferroviere, ebbe la sua base operativa all’interno del Dopolavoro Ferroviario. Ha scritto anche quattro libri di poesie dialettali: "Remin e pu piò" (Pazzini, 1986), "Barafonda" (Capitani, 1996), "Raconta Remin, Raconta

"Un Mosaico di storie" - La Piazza. Oggi registriamo un grande silenzio sull’uso della droga in Italia, in particolare fra i giovani. Tacciono le istituzioni, i grandi giornali, le TV, ma anche, per molti versi, le scuole e le famiglie. Fa notizia se qualcuno viene sorpreso a coltivare qualche piantina di marijuana sul terrazzo, ma non la nuova ondata di consumo di massa delle sostanze stupefacenti. Bene, benissimo dunque hanno fatto i protagonisti storici del Gruppo Mosaico di Misano Adriatico a raccontare la loro straordinaria storia vissuta dal 1989 al 1999. L’avventura di questo gruppo di prevenzione del disagio giovanile e delle tossicodipendenze inizia il 4 aprile 1989 su iniziativa del Ser.T. (Servizio tossicodipendenze) dell’ASL di Rimini e Riccione. Il gruppo di Misano era formato da 12 persone, cittadini con caratteristiche diverse per età, professione e residenza: “donne, uomini, mamme, papà e giovani, con la voglia di impegnarsi nel proprio territorio per promuovere l’aggregazionismo giovanile e combattere il dilagare dell’uso di sostanze stupefacenti che in alcuni quartieri aveva assunto dimensioni e caratteristiche significative”. Scrive l’ex Sindaco di Misano Sergio Morotti: “Negli anni1970-1980, fra i tanti problemi che le istituzioni pubbliche si trovarono ad affrontare, ci fu il fenomeno della diffusione delle tossicodipendenze che

Cari amici lettori, questa settimana invece di segnalarVi un libro, vorrei indicarVi un luogo. Ma prima di farlo vorrei fare ad alta voce con Voi alcune riflessioni. 1) Da anni segnalo/recensisco volumi di carattere locale (l’ho fatto per diversi periodici, per alcuni quotidiani e da un anno per questa testata on-line): di storia, di cultura, di poesia, di narrativa, di politica, di economia. Non ho mai avuto problemi a reperire libri da recensire (e di questo devo ringraziare anche gli editori riminesi che mi hanno sempre fatto avere in un cordiale rapporto di amicizia la “materia prima”, cioè i libri). Anzi, spesso mi si accumulavano pile di libri in attesa di essere recensiti. Ma ora non è più così: in questi primi mesi del 2017 sono state pochissime le opere edite, devo dedicarmi (ancor prima che alla recensione) a reperire l’eventuale opera uscita cercando in giro perché edita dall’Autore in maniera autonoma, oppure da associazioni o istituzioni che non hanno capacità di distribuzione. Insomma mi manca la materia prima per svolgere il mio lavoro di recensore: lo so che fra i problemi attuali del mondo questo non è certo un dramma. Però registrando questo fatto si evince che per la prima volta

Carlo Cervellieri: "Saludecio. Com’era. Com’è" - La Piazza. In questi ultimi anni sono stati editi diversi volumi che raccolgono cartoline di paesi del riminese: “La mia Riccione in 100 anni di cartoline” di Tino Maestri (Banca Popolare Valconca, 2013), “La mia Cattolica. Un viaggio lungo cento anni” (Banca Popolare Valconca, 2014), “Saluti da Coriano. 100 anni di cartoline” (La Pieve, 2015). E naturalmente non si può prescindere dall’immensa collezione di cartoline del Fondo Piancastelli presso la Biblioteca Saffi di Forlì il cui inventario si trova in “Romagna nelle 15.000 cartoline del Fondo Piancastelli" a cura di Franco Bertoni e Franco Bonilauri (Analisi, 1989). Questo nuovo libro di Carlo Cervellieri aggiunge Saludecio all’elenco dei paesi che hanno edito la loro raccolta di cartoline. A fine Ottocento in tutti i Comuni italiani esplose il fenomeno di stampare immagini della propria realtà su cartolina illustrata: è un fiorire di riproduzioni di monumenti, palazzi, panorami (ma nei comuni costieri anche di “bagnanti” in spiaggia e di feste turistiche). A cavallo del Novecento la cartolina illustrata divenne un fenomeno nuovo, con cui milioni di persone si scambiavano saluti da un luogo all’altro del mondo per mostrare a chi stava a casa, per la prima volta nella storia,

"Ruderi Baracche Bambini - CEIS: Riflessioni a più voci su un’architettura speciale". A cura di Andrea Ugolini - Altralinea Edizioni. Curato magistralmente da Andrea Ugolini, docente universitario di restauro architettonico, questo volume getta una nuova luce sulla storia pluridecennale del CEIS riminese. Scrive la Fondazione Margherita Zoebeli nella presentazione: “Noi pensiamo che il CEIS con le sue baracche ormai storiche costruisca una valorizzazione del paesaggio urbano riminese di grande interesse architettonico e ambientale, irrinunciabile per la città. Pensiamo anche che la sua presenza garantisca una ‘conservazione attiva’ (e inventiva) del luogo archeologico, in linea con le tendenze più attuali”. Qui viene richiamato il dibattito che riguarda lo spostamento eventuale del CEIS e la valorizzazione dell’anfiteatro romano. Scrive Giovanni Sapucci, direttore del CEIS: “Su questo tema, come abbiamo ripetutamente detto, noi non abbiamo una posizione preconcetta, ma chiediamo che venga affrontato riconoscendone la complessità e tutte le dimensioni coinvolte, in altre parole, con la serietà che richiede una esperienza educativa il cui valore è ampiamente riconosciuto da studiosi, insegnanti e genitori, non solo riminesi. Una esperienza in cui la dimensione architettonica ed ambientale costituisce un elemento essenziale”. A distanza di settant’anni il villaggio conserva ancor oggi il suo fascino e la sua validità

Giuseppe Chicchi: "La Partecipanza. Romanzo storico con giallo" - Edizioni del Girasole. Per noi i fratelli Luciano, Roberto e Giuseppe Chicchi fanno parte da sempre della storia riminese. E quindi scoprire i legami modenesi, da parte del padre Arturo (morto giovane il 27 dicembre 1944), è una novità che questo nuovo romanzo di Giuseppe ci svela. Giuseppe Chicchi (nato nel 1944) , laureato in Lettere nel 1968, è stato Assessore regionale, Sindaco di Rimini, deputato. E’ stato docente a contratto per dieci anni all’Università La Sapienza di Roma. E’ questo il quarto romanzo che edita, dopo “La formazione” (2011), “Formiche” (2012), “Due padri” (2015) (pubblicati questi tutti presso l’editore Capitani). Chicchi ci porta dunque questa volta a Modena, a cavallo fra la fine della Prima Guerra Mondiale e l’avvento ed il trionfo del fascismo. In una terra dove lo scontro fra agrari e contadini fu fortissimo, e le squadracce fasciste furono lo strumento per la sconfitta del proletariato. Il protagonista Amedeo, di mestiere ricercatore di tartufi, ci porta a conoscere alcune vicende storiche della città: la strage del 7 aprile 1920 quando i soldati spararono sulla folla dei manifestanti in Piazza Grande (vennero uccise 5 persone); la storia della Partecipanza Agraria di Nonantola, un singolarissimo

Sandro Bacchini: "Vino e sentimenti" - La Cesenate Edizioni. Incontrare Sandro Bacchini è sempre un’emozione, anche quando lo conosci ormai da oltre vent’anni. Oggi, a 78 anni, è sicuramente il decano dei produttori vinicoli riminesi e la sua gestione della Tenuta del Monsignore a San Giovanni in Marignano un esempio per la produzione e commercializzazione del vino (oltre 230.000 bottiglie all’anno). Una passione infinita per il vino e la sua storia, che si intreccia in maniera quasi romanzata (ma non troppo) con la storia della sua famiglia che affonda le radici nella Firenze della metà del Duecento. Per trasferirsi poi nel Trecento a San Clemente ed infine nel Cinquecento a San Giovanni in Marignano. I Bacchini diventano agricoltori con Tonsino ed il figlio Giovanni alla fine del '300, quando prendono stabile dimora in Romagna ed iniziano a coltivare le proprie terre. Da allora i Bacchini coltivano di generazione in generazione, cioè per circa 700 anni, le proprie terre ed i propri vigneti. Alla fine dell'Ottocento Monsignor Francesco Bacchini, Vescovo di Terni, scelse come sua dimora di campagna l’attuale Tenuta (da qui il nome) allorquando divenne Vescovo della grandissima diocesi di Tripoli del Libano. Nel corso del ‘900 diversi Bacchini modernizzarono l’azienda, ampliarono i

Attilio Giusti: "Diario Riminese dal 1930 al 1960" - Tuttostampa. Nel 2003 Attilio Giusti, storico tipografo riminese, pubblicò il primo “Diario Riminese”, dal 1900 al 1930. Ora il secondo: dal 1930 al 1960. Pensato come rubrica/diario, giorno per giorno racconta un avvenimento accaduto a Rimini. Scelto dalla cronaca, dalla politica, dalla cultura: con una attenzione particolare agli anni della guerra (1943-1944). Un racconto per immagini e curiosità dei trent’anni che hanno cambiato la Città, quelli della prodigiosa rinascita dalle macerie dei bombardamenti verso il modello turistico dell'ospitalità. "Solo il passato è certezza":Giusti motiva così l'idea del Diario , "perderne la memoria significa smarrire la strada verso il futuro". Scrive il Sindaco Andrea Gnassi nella presentazione del volume: “La morte e poi la vita. La cronaca della più orribile delle tragedie di cui possa essere causa l’uomo e quindi di un riscatto e di una rinascita collettivi. Tutto in 30 anni, tra il 1930 e il 1960; quelli che hanno cambiato per sempre Rimini, prima riducendola in macerie sotto centinaia di bombardamenti e negli anni seguenti assistendo alla prodigiosa rinascita che ha fatto della città il punto di riferimento internazionale per tutto ciò che è turismo, ospitalità, accoglienza. Un magistrale pezzo di storia, che

Raffaello Baldini: "Prima del dialetto". A cura di Tiziana Mattioli ed Ennio Grassi (Raffaelli). Raffaello Baldini (1924-2005), santarcangiolese in trasferta dal 1955 a Milano, giornalista, poeta e scrittore. Nelle numerose biografie a Lui dedicate, edite o on-line, c’è da sempre un grande buco nero, ovvero gli anni che vanno dal 1955 al 1976, anno del suo debutto nella poesia dialettale con la raccolta “È solitèri”. Un buco che questo volume, edito da Raffaelli, a cura di Tiziana Mattioli ed Ennio Grassi, provano a colmare. Baldini si laureò in Filosofia all’Università di Bologna nel luglio 1949 con una tesi su “La morale aperta di Pascal” discussa con Felice Battaglia. Poi per alcuni anni si dedicò all’insegnamento (fu anche preside nella scuola media di Santarcangelo). Nel 1955 si trasferì a Milano lavorando come giornalista in maniera saltuaria presso varie testate, prima di approdare nell’estate 1968 nella redazione del settimanale Panorama diretto da Lamberto Sechi. Questo volume raccoglie una selezione degli scritti di Baldini (a incominciare dalla tesi) prima di iniziare a scrivere in dialetto e diventare, "nonostante" l’uso del dialetto, uno dei più grandi poeti italiani. I curatori aiutano ben poco a conoscere la biografia di Baldini di quel ventennio, e ad orientarci nelle frequentazioni e relazioni

Cumited “Com una volta” – "San Clemente, Giustiniano Villa. XXIV concorso di poesia dialettale (2016)" - La Piazza. Parlo del Concorso 2016, quando è ormai in arrivo l’esito del Concorso 2017. Sono arrivato ‘lungo’ nel dedicare questa segnalazione al volume delle poesie e delle zirudele 2016: mi ripetevo adesso lo faccio e poi sempre un altro libro passava avanti. Ma ora ci siamo: non sarebbe successo nulla di grave se non l’avessi fatto, ma il problema è solo mio perché ci tenevo a farlo. Considero, assieme a tanti altri cultori del dialetto romagnolo, il Premio Giustiniano Villa il concorso per poeti in dialetto romagnolo più importante nella Provincia di Rimini e tra quelli più significativi in Romagna. Esso è cresciuto nel corso degli anni e quest’anno festeggerà il suo primo quarto di secolo (la prima edizione è del 1992). Venticinque anni consecutivi per un premio non sono pochi, e questa longevità la si deve in primis a Claudio Casadei, responsabile del “Cumited Com una volta”, che dalla sua nascita l’ha preso per mano e fatto crescere, anno dopo anno. Assieme ad una Giuria ‘importante’: Presidente Piero Meldini, membri Grazia Bravetti Magnoni, Angelo Chiaretti, Maurizio Casadei, Rita Gennari, Luciano Guidi, Oreste Pecci, Maria Pia Rinaldi

Stefano Lunedei: "Come cinque stagioni" - Italic. Devo confessarlo: mi sono divertito a leggere questa opera prima di Stefano Lunedei, riminese, insegnante di inglese nelle scuole superiori. Precedentemente aveva edito presso Raffaelli (fra il 2000 e il 2012) quattro volumi di poesie. Le pagine di quest’ultimo volume sono fortemente ironiche, al limite del surreale, ma contemporaneamente in grado di far riflettere sulla tragicità della vita. Come dice la bandella del libro: “Partendo dalla realtà quotidiana o comunque da situazioni apparentemente ‘normali’, la narrazione procede veloce verso esiti immancabilmente insospettati, o insoliti, e anche nei racconti più ‘drammatici’ il profilo è quello della leggerezza e del gioco psicologico, più o meno velato”. Non spaventi questa descrizione: lo ripeto il testo è piacevolissimo, di amena lettura, di abile narrazione. I dodici racconti, tutti con lo stesso incipit (“Si svegliò con uno strano formicolio al braccio”), aprono però dodici storie diverse in cui alcuni personaggi sono presenti più di una volta. Ci sono gli appartenenti ai Mufloni Assetati: “un gruppo di amici ormai più vicini alla mezz’età che alla giovinezza, che ogni anno, cascasse il mondo, si concedevano una tre giorni enogastronomica estiva sui monti, con le moto. Le prerogative per essere Muflone erano semplici: non potevi

Alberto Gagliardo: La lunga strage: La “Uno Bianca” a Cesena - Il Ponte Vecchio. Tra il 1987 e l’autunno del 1994 un gruppo di poliziotti infedeli (in tutto 5 agenti) commisero fra Emilia-Romagna e Marche 103 azioni delittuose,che provocarono la morte di 24 persone ed il ferimento di altre 102. Sono passati alla storia come la banda dell’Uno bianca. Sono ormai una decina i libri usciti dal 1995 che raccontano le vicende di questi banditi. L’ultimo, il libro di Alberto Gagliardo, professore di Lettere distaccato presso gli Istituti Storici di Cesena, Forlì e Rimini per lavorare con le scuole del territorio, mette il focus su Cesena, che fu per molti versi la patria dei maggiori responsabili: i tre fratelli Savi. A Cesena colpirono 20 volte e provocarono 5 feriti e 3 morti. Ma di Cesena è anche il senatore Libero Gualtieri (1923-1999) che in quanto presidente della Commissione Stragi (negli anni fra il 1988 e il 1992) si fece paladino per anni di una lunga battaglia per la verità, “che forse non è terminata con le condanne definitive dei colpevoli”. Criminalità comune o criminalità politica? Nell’introduzione Sergio Dini, magistrato padovano che a lungo si è occupato di organizzazioni terroristiche, afferma: “Le ricostruzioni giudiziarie