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Angela Fontemaggi – Orietta Piolanti: "Mosaici di Rimini romana" - Banca Popolare Valconca. Reduce da una seconda visita alla mostra multimediale ed interattiva “Vivi la Rimini romana” presso la ex Chiesa di Santa Maria ad Nives nel Corso d’Augusto (consiglio vivamente a tutti coloro che non l’avessero ancora fatto di andarci), allestita dalla Provincia di Rimini con fondi di progetti europei, leggere subito dopo lo splendido volume scritto da Angela Fontemaggi e Orietta Piolanti, dei Musei comunali di Rimini, sui mosaici romani a Rimini ne è stato il giusto completamento per una full immersion nella storia della Rimini romana. Scrivono nella presentazione i sovrintendenti archeologici regionali Luigi Malnati e Giorgio Cozzolino: il quadro che emerge dal volume è quello di “una Rimini vivace e prospera, che celebra il benessere diffuso legato alle risorse del territorio e del mare, al centro di traffici e commerci che significano, oggi come allora, anche scambi culturali; una città che aderisce con entusiasmo alla cultura romana cui deve il proprio sviluppo, dalla quale adotta tendenze e schemi decorativi, accogliendoli però con uno spirito originale e creativo che porta a soluzioni inedite e combinazioni tutte particolari”. Rimini venne fondata sulla base di una decisione del Senato Romano nel 268

Gianfrancesco Buonamici "Delle cose notabili d’Arimino" - Edizione critica a cura di Patrizia Alunni, fotografie di Gilberto Urbinati. NGC Edizioni / Guaraldi. Una “chicca “ bibliografica. Costosa sì (100 euro), certamente non per il grande pubblico, ma testimone ancora una volta dei “tesori” presente presso la Biblioteca Gambalunga di Rimini. Un “tesoro” di testi manoscritti ed inediti di fondamentale importanza per la conoscenza della storia della Città. Autore del testo il celebre architetto pontificio ed erudito riminese Gianfrancesco Buonamici (Rimini 1692 – Roma 1759), nome significativo della cultura artistica e antiquaria, non solo in ambito locale, della prima metà del Settecento. A Rimini costruì, tra le tante cose, negli anni Quaranta del Settecento la Pescheria (terminata nel 1747), sistemò il porto-canale (1753-1759), costruì la Chiesa di San Bernardino (1757-1759). [caption id="attachment_24801" align="alignnone" width="270"] Chiesa di San Bernardino, particolare della facciata(©Riccardo Gallini_GRPhoto)[/caption] Il manoscritto è custodito presso la “Gambalunga” dal 1871 quando fu acquisito insieme alla vasta collezione di documenti appartenuta al canonico, nonché collezionista, studioso ed epigrafista, Zeffirino Gambetti (1803-1871). Diviso in due libri, il manoscritto che viene pubblicato per la prima volta è corredato di trascrizione integrale, note di commento, indici e un ricco apparato iconografico originale a cura di Patrizia Alunni, docente e storica dell’arte. A

"Orio Rossetti - Intellettuale ed operatore culturale in RiccioneA cura di Rocco D’Innocenzio e Paolo Zaghini - Il Ponte Vecchio. Orio Rossetti (1945-2014) è stato poeta, scrittore, saggista, editore e intellettuale riccionese. Dal 1972 al 2004 è stato dipendente del Comune di Riccione, ricoprendo per molti anni la responsabilità dell’Ufficio Cultura. In quanto tale promuove e organizza manifestazioni, incontri, seminari, conferenze a cui partecipano i più noti nomi della letteratura, della filosofia, della scienza e dell’arte italiana. Con molti di questi intratterrà rapporti epistolari, privati e pubblici, di grande interesse intellettuale (tutti i carteggi sono stati ordinati ed inventariati e sono conservati dalla famiglia). Fu socio fondatore di una moltitudine di associazioni culturali in campo educativo, delle arti, della politica, della filosofia, della lirica e della promozione della cultura di base nonché ideatore di 2 edizioni del Premio nazionale “La scrittura dei ragazzi”, di tre edizioni del Premio Nazionale “Donna e scrittura” e di tre edizioni del Premio Gianni Quondamatteo. Pubblicò nove testi (di poesia, di racconti e romanzi), il primo dei quali “Il ritorno di Alice”, fu finalista al Premio Viareggio Poesia del 1978. Ha curato una miriade di libri editi sia dalla Casa editrice “La sfera celeste” (da lui fondata nel 1984, con

Ferdinando Fabbri:  "L’Isola che c’è. 22 giugno 1986: il giorno che ha cambiato una città" - La Pieve Il 22 giugno 1986 “inaugurammo l’Arredo Urbano di Viale Paolo Guidi, l’Isola che c’è, con il personaggio più amato dagli italiani, dopo il Presidente Pertini, Raffaella Carrà”(nella foto). Una data che “è a tutti gli effetti una pietra miliare per Bellaria Igea Marina. Non c’è nulla da fare, alcuni la penseranno diversamente, ma da quel giorno è cambiato il volto della città e la storia di Bellaria Igea Marina ha fatto un balzo, da protagonista, nella modernità”. E’ Nando Fabbri che in questo volume, tra il biografico e il saggio politico, ricorda gli anni della sua affermazione (oltre che formazione) politica alla guida del Comune di Bellaria Igea Marina: presidente dell’Azienda di soggiorno dal 1976 al 1980 (a 21 anni), assessore e Vice-Sindaco dal 1980 al 1985, Sindaco dal 1985 al 1995. La progettazione e la realizzazione dell’Isola dei Platani divenne nel fare politico di Nando il paradigma della propria capacità amministrativa: “eravamo solo all’inizio di un’opera di riqualificazione della città che doveva proseguire. In ballo non c’era il consenso di un’amministrazione pubblica, non l’ambizione del pavone di farsi belli al cospetto dei comuni limitrofi,

Lorenzo Scarponi: "E’ mi fiòur" - Pazzini Editore. Anche io, come Fabio Bruschi che scrive la presentazione al volume, ho conosciuto Lorenzo a Coriano, fra il 2009 e il 2011, quando partecipava al Laboratorio teatrale a CORTE – Coriano Teatro guidato da Francesco Gabellini, Giorgia Penzo, Francesca Airaudo e Francesco “Checco” Tonti. A Coriano “una volta iquè l’era pin ad cumunésta, adès i n gn è pió, ch’i sia tót mort o ch’i s sia stóf a n e’ so, mo una volta l’era pin”. Bruschi racconta: “Noi eravamo lì a teatro e sul palco vedo uno piccolo, rasato, naso dritto, zét, drét: quèst a n e’ cnòs. A i ò dè un’ènta ucèda per véda mei. Era uno che c’era (…). La questione è se ci sei o non ci sei. Lui c’era senza sforzo, come tutti quelli che ci sono: senza sforzo, si limitano a esserci. Lorenzo c’è anche qui, nella sua raccolta di poesie”. Come del resto c’era, e c’è, sul palcoscenico. Lorenzo è nato nel 1956 a Bellaria-Igea Marina, ma lui non l’ammetterà mai: lui è di Bordonchio. Con dire scientifico, il glottologo Davide Pioggia, nato a Coriano ma convertitosi per amore del suo dialetto a cittadino santarcangiolese, afferma:

Eraldo Baldini – Giuseppe Bellosi: "Calendario e tradizioni in Romagna. Le stagioni, i mesi e i giorni nei proverbi, nei canti e nelle usanze popolari".Il Ponte Vecchio A distanza di oltre 25 anni gli autori ripubblicano, ampliandolo ed aggiornando la ricca bibliografia, un corposo testo di quasi 400 pagine uscito la prima volta nel 1989. Un testo affascinante dove antropologia culturale, etnografia, studio dei dialetti e delle tradizioni popolari della Romagna si uniscono e si fondono dando vita ad un saggio gradevolissimo nella lettura. Nel volume sono raccolti proverbi, canti, racconti riguardanti il ciclo dell’anno contenuti in opere a stampa, suddivisi per i 12 mesi dell’anno. Il ciclo dell’anno, scandito dall’avvicendarsi delle stagioni e dall’alternarsi di tempo del lavoro e tempo della festa, influenzava, fino ad un recente passato, il modo di vivere, di essere e di pensare dell’uomo. Anche gli eventi climatici condizionavano fortemente l’attività umana, in gran parte incentrata sull’agricoltura e sull’allevamento. Nella cultura popolare, le stagioni, i mesi e i giorni sono stati così oggetto e spunto di numerosi proverbi, indovinelli, filastrocche, favolette, canti, che da una parte ne celebrano le caratteristiche mitico-rituali, religiose e culturali, dall’altra ne enunciano le particolarità concrete e materiali e servono quindi a trasmettere e a

Arnaldo Pedrazzi: "La Rimini che non c’è più. Spigolature" Panozzo editore. Questo terzo volume di Arnaldo Pedrazzi completa le sue ricerche sulla Rimini che non c’è più, durate oltre un decennio (il primo volume “La Rimini che non c’è più” è del 2003; il secondo “La Rimini che non c’è più. Le dimore gentilizie” è del 2008. Entrambi editi dall’editore Panozzo). Ma chi è Pedrazzi? Sicuramente un riminese doc, che è stato un affermato medico dentista, ma anche uno studioso di numismatica, oltre che collaboratore dai primi anni ‘90 di “Ariminum”, la rivista diretta da Manlio Masini. Di lui scrive Masini, cogliendone la metodologia di lavoro: “Dopo avere esplorato la storia romana e malatestiana attraverso le monete e le medaglie, Pedrazzi ha spostato il tiro della sua indagine, mantenendone però il rigore metodologico. Come un segugio segue le "piste" partendo da un "indizio": una pianta topografica, una foto, una testimonianza. E da qui inizia la sua minuziosa scorribanda tra i testi e gli archivi documentari. Una volta messi a fuoco i singoli aspetti della vicenda, la ricostruisce facendo parlare le fonti scritte. Acuto e distaccato cronista, non interviene con giudizi di merito, ma lascia che siano gli altri, i lettori, a trarre le conclusioni”. In

Manlio Masini: "Rimini in maschera. Il Carnevale tra Otto e Novecento" Pazzini Editore. Un divertissement puro l’ultima fatica di Manlio Masini, giornalista e studioso di storia locale, giocato spigolando fra le cronache di fine Ottocento e la belle epoque riminese fino al dramma della Prima Guerra Mondiale. La festa del carnevale, dunque, per leggere le vicende della società riminese e i riti del divertimento nei giorni in cui “il disordine sociale” era consentito ed ammesso, sino al ritorno alla normalità della vita di tutti i giorni. “Rimini non si è mai sottratta al rituale del Carnevale e nell’arco della sua storia ha espresso una svariata tipologia di festeggiamenti, alcuni dei quali, sebbene in forme diverse, hanno continuato a riproporsi anche dopo la costituzione del Regno d’Italia, come, per esempio, le mascherate lungo la Strada Maestra (Corso d’Augusto), i festeggiamenti in Piazza della Fontana (Piazza Cavour), la musica, le recite o le accademie nei vari teatri pubblici, privati o parrocchiali”. A partire dagli anni Ottanta dell’Ottocento, con la diffusione della stampa locale, le cronache dei giornali di Rimini si riempiono di una gran quantità di notizie sul Carnevale. Ed è da queste pubblicazioni che Masini pesca le informazioni del libro. “Il Carnevale non si esauriva nella sfilata

Carlo De Mari: "Lavoro di comunità e ricostruzione civile in Italia - Margherita Zoebeli e il Centro educativo italo-svizzero di Rimini"  (Viella) Un libro importante, quello scritto da Carlo De Maria, ricercatore dell’Università di Bologna e Direttore dell’Istituto Storico della Resistenza di Forlì-Cesena, per comprendere in quale ambiente sia nata, cresciuta e formata l’esperienza del Centro Educativo italo-svizzero di Rimini, dall’immediato dopoguerra alla fine degli anni ’90. Arco temporale più o meno coincidente con l’azione di Margherita Zoebeli, svizzera, arrivata a Rimini nel 1945 e qui spentasi il 25 febbraio 1996: “La sua esperienza di educatrice e pedagogista non nacque tanto in ambiente scolastico e sui libri, ma muovendosi piuttosto tra le rovine delle città in guerra, assistendo profughi, raccogliendo bambini in fuga”. Intorno a lei operò e crebbe una generazione di giovani insegnanti ed educatori, assistenti sociali e militanti di base, impegnati a costruire una “scuola attiva”: “si trattava di ambienti riconducibili a una area culturale piuttosto trasversale e composita ma generalmente ‘terza’ rispetto alle organizzazioni cattoliche e comuniste”. “L’impegno pedagogico, e quello politico-sociale si legavano strettamente, entrambi animati da uno spirito laico e socialista”. “Il termine ‘scuola attiva’ richiamava un sistema educativo improntato al rinnovamento sulla base di determinati elementi: ruolo attivo dell’allievo;

Al Cinema Tiberio di Rimini (via San Giuliano, 16) ritorna, dopo due anni di assenza, la prima del Teatro alla Scala di Milano: mercoledì 7 dicembre alle ore 18 (biglietti interi € 12,00, ridotti € 10,00), in diretta dal teatro milanese, l’evento di apertura della stagione scaligera, Madama Butterfly di Puccini con la direzione orchestrale di Riccardo Chailly e la regia di Alvis Hermanis. Nei ruoli principali Maria José Siri, Annalisa Stroppa, Nicole Brandolino, Bryan Hymel e Carlos Álvarez. Madama Butterfly nacque alla Scala nel febbraio 1904, e fu contestatissima: vittima certo di un agguato organizzato dai nemici del compositore e del suo editore, ma forse anche della sorpresa del pubblico di fronte a un’opera cruda e innovativa, che guardava da pari a pari agli sviluppi più recenti del teatro musicale europeo. Puccini corse ai ripari tagliando, aggiustando, e tre mesi dopo l’opera conquistò al Grande di Brescia il successo che l’avrebbe poi accompagnata sempre e in tutto il mondo. Dopo Turandot e La fanciulla del West, Riccardo Chailly prosegue nel percorso di rilettura critica delle opere pucciniane proponendo per il suo secondo 7 dicembre da Direttore Principale la prima versione scaligera: un atto di riparazione verso Puccini ma soprattutto l’occasione di

Mario Tonini "Fantasia d’un burdel" La Piazza Ho conosciuto Mario Tonini, anzi è più corretto dire che è lui che mi ha conosciuto ormai diversi anni fa, in giro fra Coriano e Rimini, nell’espletamento dei vari servizi della Banda in cui suona (uno strumento strano, il flicorno) nel corso delle cerimonie in occasione delle ricorrenze della Liberazione. Conoscenza che è proseguita con il dono del suo volume “Al mi Casace. Le mie Casacce, vita di un ghetto” (La Piazza, 2008), la storia sua e della famiglia in questo ghetto di Misano raccontata in strofe dialettali. Tonini ha oggi quasi 80 anni, ma lo spirito di un ragazzino. Mai in pace, sempre in movimento, impegnato in mille attività e giri. E a distanza di sette anni dal primo volume ha voluto tornare alla scrittura poetica dialettale per affrontare un tema che lo ha profondamente segnato nel corso della sua infanzia: il terrore, la paura dei bombardamenti aerei nel corso della Seconda Guerra Mondiale. All’età di 6 anni, fra l’agosto e il settembre 1944, è stato costretto per alcuni mesi a vivere l’orrore quotidiano, con la famiglia, delle migliaia di bombardamenti sul territorio riminese. Gli Alleati, nella preparazione e nell’attacco alla Linea Gotica tedesca usarono in

Gianfranco Miro Gori (a cura di) "Processo al ‘68" - Il Ponte Vecchio “Nato nelle scuole, Università e scuole medie superiori, il Sessantotto fu per un paio di anni una grande festa studentesca, un formidabile happening delle giovani generazioni dove si predicavano (e a volte si praticavano) il pacifismo, l’antiautoritarismo, il diritto all’ozio, la parità di genere, la libertà sessuale, e dove si sperimentavano nuove forme espressive e nuovi stili di vita. Dove, soprattutto, ci si incontrava, si discuteva, ci si impegnava e ci si divertiva. Questa fase finì traumaticamente il 12 dicembre 1969 con la strage di Piazza Fontana” (dalla testimonianza di Piero Meldini). Manca poco ormai al 50° anniversario del ‘68. Tante iniziative sono in fase di preparazione, a livello nazionale e locale. Intanto Miro Gori con questo volume apre il confronto assemblando i materiali preparatori, le testimonianze e le arringhe pro e contro del processo al ’68 andato in scena il 10 agosto 2015 nella Torre di Vila Torlonia a San Mauro Pascoli (il sedicesimo della serie). I protagonisti delle "udienze preliminari" e delle testimonianze sono ex-sessantottini romagnoli delle tre province, mentre le arringhe finali hanno come oratori pro Marcello Flores e Marco Boato; contra, Giancarlo Mazzucca e Giampiero Mughini. Bello l’intervento di Carla