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Andrea Rossini, "I delitti di Romagna - Trenta casi veri, presunti, irrisolti, da risolvere" NCF. Non c’entra, ma c’entra. Non mi piacciono quelle (sempre più numerose) trasmissioni e servizi continui sugli episodi di violenza in giro per il nostro Paese. Non mi piace che alcune TV (per non fare nomi: quelle di Berlusconi) spargano a piene mani paure ed angosce analizzando ogni pelo nell’uovo del singolo caso: mi ritrovo con mia suocera ultra ottantenne che sa tutto di stupri, assassini, tradimenti, uso di ogni armamento possibile per uccidere, che scommette con le amiche ultra stagionate come lei chi è l’assassino e seguono giorno per giorno, neanche fossero membri attivi della Questura, ogni più piccola notizia sui casi del momento. Alla fine degli anni ’90 la giornalista Cinzia Tani ebbe grande successo di vendita con due libri sul tema: Assassine: quattro secoli di delitti al femminile (Mondadori, 1998) e Coppie assassine: uccidere in due per odio o per amore, per denaro o perversione (Mondadori, 1999). Poi ogni tanto qualche altro libro di approfondimento su casi eclatanti. Ma questo di Andrea Rossini, giornalista di nera del Corriere di Romagna, è il primo che copre l’ambito romagnolo, negli ultimi tre decenni. “I trenta racconti si alimentano del rigore

Oreste Delucca: "Sigismondo Pandolfo Malatesta controverso eroe" - Bookstones Mancano ormai pochi mesi al sesto centenario della nascita di Sigismondo Pandolfo Malatesta (19 giugno 1417 - 9 ottobre 1468). Tante iniziative per l’anno prossimo sono in cantiere. Ma intanto Oreste Delucca, come si dice, si è voluto portare avanti col lavoro mandando in stampa questo agile volume: “Non ho inteso proporre una vera e propria biografia di Sigismondo (ne esistono già molte e valide), ma più semplicemente cogliere alcuni momenti significativi della sua vita, dove il pubblico e il privato si sovrappongono inesorabilmente, per fare emergere il personaggio nella sua fascinosa complessità, cercando soprattutto di scavare sotto la crosta delle evidenze per scrutarne – possibilmente – l’animo e coglierne i sentimenti”. Nelle pagine di questo volume, Delucca ha voluto evidenziare le grandi doti e i gravi difetti di Sigismondo, le felici intuizioni e i tanti errori, le opere sublimi e gli obiettivi mancati. Delucca scrive che “nel mestiere delle armi, Sigismondo è un ottimo stratega, molto apprezzato e richiesto quale capitano, trascinatore dei suoi uomini”, però “se è valente come uomo d’arme, Sigismondo non lo è altrettanto come politico. Segue più spesso l’impulso dei sentimenti che quello della ragione. E’ passionale e irriflessivo, tanto quanto

Daniele Montebelli - Ezio Venturi (a cura di) con la collaborazione di Rodolfo Francesconi Viale don Minzoni 1. Il Partito Comunista Italiano. Riccione. Casa del Popolo di Riccione – La Piazza. La storia dei partiti politici italiani sembra non interessi più ad alcuno. I libri su questo tema si sono fatti assai rari. Questo vale a livello nazionale, ma ancor di più a livello locale. Per chi ha presente la bibliografia riminese si accorge subito che i libri dedicati ai partiti locali ed ai loro protagonisti sono veramente pochi: qualcosa sul PCI (di cui io in diverse occasioni mi sono occupato), qualche pubblicazione sul PSI grazie alla penna di Liliano Faenza, quasi nulla sulla DC tracce alcuni piccoli saggi di Francesco Succi, nulla del tutto su PRI, PDUP, PSDI, PLI, MSI. Ma va detto che queste poche pubblicazioni sono riminicentriche. Dunque ancor più importante diventa questo volume riccionese, a cura di Daniele Montebelli ed Ezio Venturi, che raccoglie la testimonianza di quaranta uomini e donne di partito e di pubblici amministratori comunisti (ma non solo) nel periodo che va dall’immediata fine della guerra (nel 1944) al 1991, anno dello scioglimento del PCI al Congresso di Rimini. Non un libro di storia e tanto meno un repertorio:

Attilio Brilli (a cura) All’epoca del Grand Tour. Viaggiatori stranieri lungo le vie consolari. Banca CARIM. Mah … alla fine dopo aver sfogliato questo volume uno si domanda perché esso sia stato edito. Belle le foto a tutta pagina che prevalgono sicuramente sul testo, molto conciso ed essenziale. Ma privo di un “cuore” centrale del racconto. Attilio Brilli è uno dei massimi storici della letteratura di viaggio, oltre che autore di numerosi testi storici e interpretativi sull'argomento. Docente universitario, è stato per molti anni professore ordinario di Letteratura angloamericana presso l'Università di Siena. Digitando il suo nome sul catalogo on-line delle biblioteche OPAC Romagna (e dunque non quello nazionale) emergono, dai primi anni ’70 ad oggi, 220 pubblicazioni a suo nome fra testi propri, curatele, traduzioni: una produttività editoriale altissima. Con saggi importanti, tra i quali vanno citati almeno lo studio sulla pratica del Grand Tour Quando viaggiare era un'arte (Il Mulino, 1995), l'opera enciclopedica sulla pratica del viaggio in Italia dal Medioevo a oggi Il viaggio in Italia. Storia di una grande tradizione culturale (Il Mulino, 2006), le indagini sul viaggio come scoperta di un mondo altro de Il viaggio in Oriente (Il Mulino, 2009) e quelle sul viaggio come esplorazione e conquista illustrati in Dove finiscono le mappe (Il

Maurizio Casadei "Le nostre donne. La condizione e il lavoro femminile nel Novecento" Comune di Montecolombo. Questo volume, il quarto della Collana “Gente di Montecolombo” curata da Maurizio Casadei, chiude la serie di questa piccola ma preziosa iniziativa in quanto il Comune di Montecolombo l’anno passato si è fuso con Montescudo dando vita al nuovo Comune unificato di Montescudo-Montecolombo. I precedenti volumi, uno all’anno, erano dedicati a “I giorni del lavoro e della festa. La chiesa e la tavola a Monte Colombo nel Novecento” (2012), “Noi ci chiamavamo così. I soprannomi di Monte Colombo” (2013), “Settanta anni fa. La guerra a Monte Colombo” (2014). Nella nota introduttiva all’ultimo volume, Casadei scrive: “I libri dovevano riguardare non le istituzioni ma la popolazione, e dovevano incuriosire, essere di facile lettura, utilizzare come importante fonte la memoria dei nostri concittadini”. Così è stato per i precedenti volumi e così è anche per l’ultimo, dedicato alle donne, con particolare attenzione al loro lavoro: “Abbiamo cercato di descrivere qual’era quello svolto fuori delle case coloniche, nei campi accanto agli uomini e a volte in loro sostituzione, ma anche quello delle loro mille altre attività, a servizio, nei negozi, al mare per la stagione estiva, come artigiane o imprenditrici. Oltre

Alessandro Sistri: "Imprese storiche - Racconti di aziende centenarie del Riminese", Banca Popolare Valconca. Mi permetto una considerazione su ciò che normalmente viene considerato un obbligo istituzionale per il presidente di un ente quando patrocina o pubblica un volume. Una pagina scritta veloce, con qualche ringraziamento. Così invece non è mai per le presentazioni del Presidente della Banca Popolare Valconca, avv. Massimo Lazzarini. Anzi. L’impressione è che con il passare del tempo la prosa sintetica di Lazzarini migliori nelle sue presentazione dei volumi editi dalla Banca che presiede. Questa pagina che ha scritto per presentare il volume di Sistri, il 24° della serie annuale, è bella, carica di un valore antico ma quanto mai attuale (anche in questi difficili tempi di crisi): l’amore per il lavoro, per un lavoro ben fatto. Sia che uno sia imprenditore sia che sia lavoratore. “E’ interessante riflettere sul termine ‘impresa’: noi siamo abituati a considerare questa parola solo dal punto di vista economico. In realtà compie un’impresa anche chi scala l’Everest o vince il Tour de France. Si potrebbe dire che imprenditore, dal punto di vista etimologico, è colui che comincia qualcosa ‘prendendosi sulle spalle’ i rischi connessi. Mi pare che il termine ‘impresa’ presenti molte

Il titolo del volume non rende merito, o meglio non esplica chiaramente, l’incredibile quantità di notizie che l’Autrice ci comunica in oltre 300 pagine. Rischia di essere visto solo come una ricerca locale dedicata al Castello di Meleto, forse il più piccolo del territorio riminese e della valle del Conca, ed anche quello più sconosciuto e deturpato nella sua originaria configurazione. In realtà ad esso è dedicato solo un terzo del lavoro, circa 90 pagine. Un lavoro prezioso per costruire un “case history” ed avere un esempio concreto da esaminare alla luce delle ampie premesse dedicate alla nascita dei castelli nel riminese, alla loro tipologia, ai materiali usati per costruirli, alle famiglie che ne detenevano il controllo, a chi progettava gli edifici. [caption id="attachment_11931" align="alignnone" width="1068"] Meleto, la chiesa Santa Maria[/caption] “Dalla seconda metà del Duecento si riscontra la creazione di nuovi castelli [nel Riminese], che raggiunse probabilmente la sua massima espansione nel corso del Trecento. I documenti tardo medievali descrivono il territorio riminese come una realtà costellata da oltre 100 organismi fortificati, i quali comprendono tombe, palazzi e torri e le strutture murate più complesse, i castra”. Fra il X e il XII secolo i nuclei fortificati documentati erano solo una

Angelo Turchini. "Storia di Rimini. Dalla preistoria all’anno Duemila" Il Ponte Vecchio. Angelo Turchini, docente di archivistica dell’Università di Bologna, campus di Ravenna, ha prodotto questo denso volume (quasi 600 pagine) in cui, in colaborazione con Cristina Ravara Montebelli, ha ripercorso la storia di Rimini dalla preistoria all’anno 2000. E’ il secondo atto di un progetto culturale del CONAD Romagna: l’anno scorso era uscito il volume su Forlì (“Storia di Forlì. Dalla preistoria all'anno Duemila” a cura di Sergio Spada, Marco Viroli, Mario Proli); quest’anno Rimini, l’anno prossimo Ravenna, ed infine un volume sulla Romagna. E’ difficile addentrarsi in questa lunga cavalcata fra i secoli di Turchini, giocando al c’è e non c’è. E’ chiaro che l’Autore ha privilegiato temi, aspetti a Lui più cari, trascurandone invece altri. Non può che essere così. Allora preferisco soffermarmi su due capitoli tematici: il primo e l’ultimo del libro. Nel primo, “Fra storia e memorie”, Turchini ripercorre la storiografia generale su Rimini, a partire dal “Sito riminese” di Raffaele Adimari del 1616. Per sostenere poi che Luigi Tonini, fra il 1848 e il 1888, “ha offerto alla città una solida e invidiabile storia municipale d’indubbio valore, un vero e proprio monumento in cinque volumi” (“La storia civile e

Rodolfo Francesconi – Alberto Spadoni "SEBASTIANO AMATI. Genealogia di una famiglia e di un città", Raffaelli “Questa che vi accingete a leggere, e che gusterete quanto un buon romanzo storico, è la biografia di Sebastiano Amati (1860-1934), marinaio in gioventù, poi esponente politico, pubblico amministratore, imprenditore turistico e sanitario di successo: un visionario pragmatico che intuì molto per tempo le potenzialità di quello che era allora un piccolo, povero e oscuro borgo di contadini e pescatori, e ne promosse infaticabilmente la crescita e l’autonomia. È la biografia del più importante tra i padri fondatori della Riccione moderna che si trasformerà nel corso della sua esistenza, e grazie soprattutto a lui, in una florida e ben nota località balneare”. Così Piero Meldini nella sua Prefazione. I due Autori sono imparentati con il protagonista di questa storia e usufruiscono per costruire questo avvincente racconto storico di un ricco archivio di carte familiari. La loro capacità narrativa, unita ai documenti riportati alla luce, costruiscono un libro di storia vero, seppur assai particolare. Attraverso le vicende dei familiari allargati, e poi quelle di Sebastiano Amati, Francesconi e Spadoni ci forniscono ampi quadri di vita economica, politica e amministrativa di Rimini e di Riccione, a cavallo fra fine

Sono talmente rari i libri che ci parlano del mondo economico riminese, che quando ne esce uno bisogna sempre leggerlo con grande attenzione. E questo che ci viene proposto a cura di Primo Silvestri è ancora più prezioso, perché è realizzato usando il materiale che in 10 anni ha prodotto TRE (Tutto Rimini Economia), il mensile allegato a Il Ponte. “Siamo nati – scrive Silvestri – con l’obiettivo di occupare uno spazio informativo che all’epoca - ma anche adesso – sembrava vuoto. E con il fermo proposito di offrire, in un campo delicato come lo sviluppo locale, una informazione documentata, che approfondisse i temi e scendesse nella vita reale delle imprese e delle persone, scartando da subito propaganda e informazioni non supportate da fonti attendibili”. TRE in questi anni ha raccontato la vita di oltre 100 aziende riminesi dando spazio “a tutto ciò che ci è sembrato fosse vivo, attivo e potesse rappresentare una risorsa per la costruzione del futuro”. Il libro è costruito sintetizzando per temi il lavoro di ricerca che TRE ha fatto nel corso del decennio su vari temi: popolazione, imprese, le sofferenze del credito, il turismo bloccato, cultura è competitività, lavoro e disoccupazione, istruzione, ricchezza e povertà, lo spazio

Nel 2015 si sono avviate in tutta Italia cerimonie e pubblicazioni per ricordare l’avvio della partecipazione militare del nostro Paese alla Prima Guerra Mondiale. Celebrazioni che proseguiranno sino al 2018. Anche nel Riminese nel 2015 sono state organizzate due Mostre: una presso la Caserma Giulio Cesare allestita dall’Associazione ARIES; l’altra presso il Palazzo del Podestà realizzata in collaborazione da Istituto Storico della Resistenza e Comune di Rimini (quest’ultima Mostra sarà riallestita nel prossimo mese di novembre presso la Biblioteca Comunale di Santarcangelo di Romagna). Il saggio di Davide Bagnaresi, ricercatore storico presso il Campus di Rimini, Università di Bologna, è stato pubblicato contestualmente con la realizzazione della Mostra: ritengo questo volume uno dei più bei libri di storia riminese uscito negli ultimi tempi. Prima di parlare di quest’ultimo lavoro, vorrei però ricordare altre due pubblicazioni locali uscite sempre nel 2015: l’”Albo d'oro dei caduti corianesi militari nel corso della prima guerra mondiale 1915-1918” a cura di Vincenzo e Barbara Santolini, Roberto Ridolfi (La Tipografia) e “La Grande guerra e San Clemente” di Maurizio Casadei (La Piazza). La Mostra ed il libro sono stati voluti dall’Istituto Storico della Resistenza di Rimini. Ed il focus della ricerca si è incentrata non sulle azioni di guerra, ma sulla

“Il corsivo giornalistico è uno strano animale, una bestia tutta particolare, forse la più difficile da domare. Fatto di ironia e brevità tende sempre a scappare: non è satira ma deve saper far sorridere, non è apologo morale ma deve far indignare, non è semplice ammiccamento ad un lettore tanto abituale da esser diventato quasi un amico ma deve saper mantenere un tono diretto e colloquiale, chiama la citazione senza dover apparire colto in maniera leziosa” (dalla Prefazione al volume di Piccari di Walter Veltroni). Nando Piccari, classe 1948, nacque corsivista. Poco più che diciottenne il 26 agosto 1967 firmava su Il Progresso (l’allora quindicinale della Federazione Comunista Riminese diretto da Francesco Alici) il suo primo corsivo “Colpo di sole” prendendosela con i fans riminesi di Moshe Dayan, il generale israeliano vincitore della guerra sull’Egitto di Nasser: “Ed è forse per proteggere i crani di questi individui facilmente soggetti a colpi di sole che in questi giorni è cominciata la vendita di un nuovo tipo di berretto con la benda sull’occhio: alla Moshe Dayan naturalmente!” Sono dunque 49 anni che la penna satirica e caustica di Nando colpisce amici e nemici politici, sbeffeggia vizi del mondo politico ed irride alla prosopopea di