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Maurizio Maria Taormina: "Faustina. Quando la guerra era in casa nostra" - Libri dell’Arco. Taormina ha scritto un bellissimo e delicato racconto su una vicenda tragica accaduta nell’entroterra riminese subito dopo la guerra: l’esplosione di una bomba assassina rimasta in un campo che uccide una bambina, Faustina, di dieci anni. Ricorda nella sua introduzione la storica Patrizia Dogliani: “Pur terminato il conflitto in gran parte della Romagna nell’autunno-inverno 1944, le operazioni dei rastrellatori iniziarono in Emilia-Romagna solo a guerra terminata, nel maggio 1945, troppo tardi per sottrarre bambini come Faustina ai primi incidenti”. Leggiamo ancor oggi sui giornali che vengono ritrovate ovunque in Romagna ordigni bellici della Seconda Guerra Mondiale e che gli artificieri dell’Esercito devono intervenire per far brillare queste bombe. Sempre la Dogliani sugli sminatori: “Dal novembre 1944 all’ottobre 1948 hanno lavorato in Italia circa 4.500 uomini, che hanno avuto 663 caduti, 168 mutilati e quasi 700 feriti disinnescando circa 10 milioni di ordigni”. La bonifica del Riminese, dalle spiagge alle colline dell’entroterra dove gli scontri sulla Linea Gotica fra eserciti contrapposti furono violenti, durarono anni. Ne parla a lungo Silvano Lisi nel suo libro “Il partigiano ‘Bardan’” edito dall’Istituto Storico della Resistenza di Rimini nel 2004. Lisi fu uno degli sminatori

"Storia del PCI in Emilia-Romagna. Welfare, lavoro, cultura, autonomie (1945-1991)" A cura di Carlo De Maria - Bologna University Press. Questo volume è la tappa finale delle tante iniziative messe in campo per il centenario della nascita del Partito Comunista Italiano nella nostra Regione dalla rete delle Fondazioni democratiche in collaborazione con la rete degli Istituti storici della Resistenza, dell’Istituto Gramsci e dell’UDI. Il lavoro è stato coordinato dalla Fondazione Duemila di Bologna e si è avvalso di tutte le altre undici Fondazioni emiliano-romagnole, nell’ambito del progetto “Partecipare la democrazia: storia del PCI in Emilia-Romagna”. Avviato nel 2019, il progetto si era dato quattro obiettivi che sono stati raggiunti (anche se alcuni di questi sono work in progress): la realizzazione di un portale web (https://parteciparelademocrazia.it) che raccoglie fonti documentarie digitalizzate, materiale fotografico, biografie, videointerviste; il primo censimento sistematico delle fonti archivistiche del PCI in Emilia-Romagna ("Per la storia del PCI in Emilia-Romagna: guida agli archivi" a cura di Eloisa Betti e Carlo De Maria edito da Bononia, 2022); la mostra storico-documentaria itinerante in tutte le province della Regione (a Rimini è stata allestita dal 14 al 23 gennaio 2022 presso il Museo Comunale) con catalogo edito dalla Pendragon ("Partecipare la democrazia. Storia

Giuseppe Musilli; "Isola delle Rose Insulo de la Rozoj – la libertà fa paura" - Interno4. Giorgio Rosa: "L’Isola delle Rose. La vera storia tra il fulmine e il temporale" - Gruppo Persiani Editore. Assieme al libro memoriale dell’ing. Giorgio Rosa (1925-2017) ideatore, progettista e creatore dell’Isola delle Rose, esce la terza ristampa del volume di Musilli pubblicato la prima volta nel 2009 (allora con un DVD allegato, visibile oggi in Internet digitando https://bit.ly/3EHysaq). La storia è nota: tra la fine degli anni 1950 e il 1967 Rosa ideò, progettò e diresse i lavori per la costruzione dell'Isola delle Rose, una piattaforma artificiale di 400 metri quadri in Adriatico, a 11 km al largo di Rimini (di fronte a Torre Pedrera), al di fuori delle acque territoriali italiane. Terminata l'isola nel 1967, il primo maggio 1968 Rosa l'autoproclamò Stato indipendente. La micronazione come si sa ebbe vita breve: “All’alba del 25 giugno 1968 i mezzi navali di polizia, carabinieri e guardia di finanza salpano dai porti di Venezia ed Ancona diretti verso Rimini. Lo Stato italiano ha deciso di occupare militarmente l’Isola delle Rose”. Tra novembre 1968 e febbraio 1969 l’Isola fu forzosamente demolita da guastatori della Marina Militare. Con l’uscita del volume di Musilli

Oreste Delucca, Alessandra Peroni: "Vita sul porto a Rimini nei documenti del tardo Cinquecento" Luisè. Dopo “Rimini e il mare nei documenti del Tre-Quattrocento” (Luisè, 2020) Oreste Delucca, con l’aiuto di Alessandra Peroni, prosegue il suo excursus storico nei secoli del Basso Medioevo, dedicandosi all’esame delle carte d’archivio del Cinquecento riminese. Scrive nella nota introduttiva l’editore Luisè: “La nostra città si è lasciata alle spalle la memoria del Principe guerriero-mecenate e vive la nuova era dominata dal potere papalino (…). In Italia è il tempo del Concilio tridentino con cui la Chiesa di Roma reagisce alla ribellione luterana”. Il Quattrocento si era chiuso con la scoperta dell’America; “il Mediterraneo da centro della civiltà occidentale stava gradualmente trasformandosi in un piccolo mare, interno e periferico”. Venezia lottava per la sua sopravvivenza e Rimini stava vivendo “il tramonto della signoria malatestiana e il passaggio sotto il diretto controllo pontificio; da piccola capitale di una ambiziosa signoria a modestissimo nucleo marginale”. Il Cinquecento è per Rimini un secolo di profonda crisi economica, politica, finanziaria. Il porto di Rimini vivrà per tutto il secolo in condizioni precarie. “Il porto riminese sconta la cronica carenza dei fondali necessari a dare ricetto ad imbarcazioni appena maggiori delle barchette”.

Roberto Matatia: "Passerà. Storia di una famiglia ebrea" Il Ponte Vecchio. Un bellissimo racconto che narra le traversie dei componenti il ramo della famiglia di Eliezer Matatia. La famiglia Matatia comprendeva tre fratelli, tutti pellicciai, che da Kerkyra, capoluogo dell'omonima isola greca che chiamiamo Corfù, emigrarono in Italia intorno agli anni Venti. I primi ad arrivare nella nostra penisola erano stati i due maggiori, Nissim e Leone, che una volta constatate le buone possibilità di lavoro, chiamarono a raggiungerli anche il terzo e più giovane fratello Eliezer. Prima svolgendo la loro attività nelle Marche poi in Emilia-Romagna, i tre fratelli finirono per stabilirsi in località diverse, ma vicine: Nissim a Forlì, Leone a Bologna, Eliezer a Faenza, ognuno di loro partecipando dell’impresa di famiglia, ma avviando un’attività commerciale in proprio di compravendita di pelli e pellicce pregiate, che permise a ciascuno di raggiungere condizioni di benessere per sé e per la propria famiglia già dagli anni Trenta. Proprio in quegli anni Nissim, il primogenito tra i fratelli Matatia, riuscì addirittura a comprarsi una villetta sul lungomare di Riccione, a fianco di quella villa Margherita che compreranno i Mussolini per trascorrere le loro vacanze estive. Per i Matatia la situazione cominciò a modificarsi, man mano che il clima politico italiano ebbe a risentire del progressivo avvicinamento del fascismo alla Germania, poiché

Completate raccolta e messa in ordine dei documenti raccolti in sezioni e federazioni, dove

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Il nuovo giallo riminese di Enrico Franceschini

Il nuovo giallo riminese di Enrico Franceschini

65 anni fa in piena guerra fredda tutti i giornali del mondo parlano di quel che sta succendo a Rovereta

65 anni fa in piena guerra fredda tutti i giornali del mondo parlano di quel che sta succendo a Rovereta

Paolo Cevoli: "Manuale di marketing romagnolo. Abbiamo già venduto QUASI un milione di copie" - Solferino. Ci siamo per un attimo illusi di distrarci dal martellamento continuo televisivo sui nostri zebedei sugli esiti (tragici per la sinistra) delle elezioni del 25 settembre, aprendo le pagine del nuovo libro del riccionese Paolo Cevoli, classe 1958, uno dei maestri della nuova comicità italiana. Irresistibile, dal 2002, la comicità e la simpatia del suo personaggio più conosciuto, Palmiro Cangini, assessore  di un immaginario comune romagnolo. Ma il libro è così così. Partito bene, si perde nel prosieguo e la comicità promessa non c’è. Dice Cevoli: “Il mio curriculum vitae si è sviluppato in due campi apparentemente distanti fra loro; il marketing e la comicità”. In questo libro Cevoli ha tentato una sintesi di queste due diverse esperienze della sua vita (ad essere comico del resto è arrivato tardi, ad oltre quarant’anni, scoperto da Gino e Michele che lo portarono a “Zelig”). Il suo “case history” però l’ho sentito vicino. Anch’io ho vissuto quanto Lui racconta: Cevoli è nato nella Pensione Cinzia di Riccione, io nella Pensione Maurizia di Marina Centro a Rimini. Entrambe a gestione familiare. La sua 12 camere, la mia 20. Zero o poche

Nel libro di Pietrineno Capitani la storia di una emigrazione imponente e silenziosa dettata dalla disperazione

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Debora Grossi: "Il mare non l’ha fatto Lui" - Minerva. Il romanzo di Debora Grossi racconta di una Riccione a cavallo fra la fine degli anni ’30 e il termine della guerra nell’autunno 1944. Protagonista e voce narrante il giovane Navarro, un Figlio della Lupa, ambizioso e costantemente alla ricerca di idoli: Benito Mussolini, Gino l’amico più grande, Dio. Navarro cresce mentre il regime fascista porta l’Italia alla guerra e alle distruzioni delle città, Riccione compresa. La fede fascista del giovane si perde con l’avanzare degli eserciti alleati in Italia. Navarro, figlio del falegname Silvio, e il suo amico Orlando, figlio del bagnino Bianchi, nel 1939 hanno otto anni. Guardano il Duce giocare a tennis, lo vedono arrivare con il suo idrovolante o con il panfilo Aurora nelle acque di fronte al porto, notano il forte servizio di sicurezza attorno a Lui, assistono ai giochi dei suoi figli più piccoli nel giardino di Villa Margherita, la casa voluta e acquistata nel 1934 da donna Rachele. Il racconto della Grossi si appoggia a fatti storici reali, per i quali si è documentata sulla ormai ricca bibliografia esistente. Le presenze del Duce a Riccione sono infatti ampiamente testimoniate dai numerosi articoli di giornale dell’epoca, dai

Francesco Ciotti: "L’isola dei poeti. Racconti per tutte le età. La Resistenza e i poeti del Circolo del Giudizio" -  Il Ponte Vecchio. Ogni tanto, con invidia, ricordo al mio amico bibliotecario di Santarcangelo, Pierangelo Fontana (anche lui ormai in pensione), che non è possibile che nella sua città, sotto ogni pietra, spunti fuori un poeta (in dialetto o in italiano), un pittore, un uomo del cinema, un pedagogo, un grande cuoco, un costruttore di musei, un attore. O un Sindaco che sappia immaginare la cultura come strumento per la crescita della sua città e della sua popolazione (Romeo Donati). Santarcangelo è una città straordinaria, tra le più belle e le più vive della nostra provincia. Ricca di appuntamenti, di mercati, di mostre. Capace di attrarre grandi folle e di sapere accoglierle. Offrendo loro occasioni di ristorazione per tutti i gusti, oltre che spazi ed eventi culturali. Basta, finisco questo spot promozionale. Sono già stato accusato di dedicare nelle mie recensioni sin troppo spazio alle segnalazioni di libri su Santarcangelo: ma cosa posso farci se da anni la produzione libraria di autori santarcangiolesi è la più ricca e continua del riminese? Ora questo nuovo libro di Francesco Ciotti, medico pediatra con la passione della