HomeIl corsivoSalvini come gli otto partitini comunistini: basta sanzioni a Putin


Salvini come gli otto partitini comunistini: basta sanzioni a Putin


4 Settembre 2022 / Nando Piccari

Indovino indovinello: in quale programma elettorale si trovano le testuali chicche sull’immigrazione qui sotto riportate?
«L’assenza di controllo dei flussi migratori degli ultimi anni è stata una precisa volontà politica per esercitare pressioni al ribasso sui diritti sociali dei cittadini italiani».
«Nel principio di sovranità è implicita la piena libertà dello Stato di stabilire la propria politica nel campo dell’immigrazione. L’Italia può e deve riacquistare il controllo sui flussi migratori, anche attraverso il pattugliamento delle proprie frontiere terrestri e marittime».

È comprensibile che la stragrande maggioranza di voi si sia data la risposta ritenuta più ovvia: “Nel programma di Lega o di Fratelli d’Italia”.

Si tratta invece di alcuni stralci del documento-base di Riconquistare l’Italia, una setta non priva di presenze neofasciste che ha trovato gentilmente posto fra i fautori di Italia Sovrana e Popolare, il cui demenziale “programma comunista” prevede, fra tante altre corbellerie, anche l’uscita dell’Italia da Unione Europea, Euro e Organizzazione Mondiale della Sanità; la fine delle sanzioni alla Russia, con tanto di scuse a Putin, che va aiutato a distruggere l’Ucraina; nessun obbligo vaccinale e no al green pass.

Insieme a Riconquistare l’Italia, convivono nella mini-discarica elettorale di Italia Sovrana e Popolare altre mondezze: Azione Civile del portatore di sfiga Ingroia; Ancora Italia, creata da Diego Fusaro, il celebre farneticante di supercazzole pseudo-filosofiche; Comitato No Draghi-Patria Socialista, che assomma l’idiozia no vax dei primi alle farneticazioni dei secondi, tipo questa: «I militanti basano la loro lotta sul concetto legionario di sacralità della missione, portando avanti le battaglie per raggiungere gli obbiettivi più audaci e rafforzare le proprie convinzioni, per divenire avanguardia attraverso l’esempio».

Il tutto con la regia del noto cabarettista di Rete 4 Marco Rizzo, la guida caricaturale del cosiddetto Partito comunista italiano. Da non confondersi con il resto della manciata di otto partitini comunistini che si azzuffano l’uno contro l’altro per contendersi la più larga fetta possibile del complessivo 1,78% di consenso che gli Italiani riservano loro.

Non ci credete che siano otto? Fate un respiro profondo e leggete tutto d’un fiato: Rifondazione comunista, Partito dei comunisti italiani, Partito marxista leninista italiano, Partito di alternativa comunista, Partito comunista italiano marxista leninista, Partito comunista dei lavoratori, Partito comunista d’Italia, oltre al già citato Partito comunista italiano, il cui acronimo PCI sta per Poveri Cocali Invorniti.

Martedì scorso il suo boss Marco Rizzo ha stappato la bottiglia che aveva tenuto in fresco per trentanni, nell’attesa di poter finalmente festeggiare con un lugubre brindisi la morte di Gorbaciov.

Io no, perché un filino di buonismo in questi casi mi si mette contro, ma credo non siano stati in pochi a rammaricarsi del fatto che il vino così a lungo conservato da quello sciacallo non si fosse nel frattempo trasformato in un qualche tipo di veleno, che pur senza fargli raggiungere seduta stante il suo odiato nemico, gli avesse quanto meno procurato un’intossicazione di quelle che richiedono mesi per guarire.

Di fronte alla macabra performance di Rizzo paiono passare in secondo piano perfino alcune smargiassate in cui si è esibito in questi giorni il centrodestra.

A livello locale, in conformità al famoso detto “vai avanti tu, che mi scappa da ridere”, vengono mandate sempre più spesso in prima linea due “candidate di servizio”: la Fratella d’Italia corianese Domenica Spinelli e la legaiola riccionese Elena Raffaelli, al servizio del padrone forlivese della Lega riminese.

Con l’aria di farle cadere dall’alto, la meloniana Mimma ci propina oramai ogni giorno riflessioni sul tema del lavoro, talmente scontate da risultare condivisibili: «Il lavoro resta uno dei grandi temi da affrontare. Una priorità assoluta da tutelare attraverso interventi mirati. Serve una politica che metta davvero al centro la persona e la sua dignità e proprio per questo preservi il lavoro in tutte le sue forme».

Peccato che Spinelli verrà invece ricordata come il Signor Sindaco di Coriano (lei vuol essere chiamata così) che ha operato il taglio e chiesto la restituzione del salario accessorio ai dipendenti del suo Comune, con conseguente retrocessione nei loro livelli retributivi.

Le uscite della Rafffaelli andrebbero invece raccolte e conservate come ottimi copioni per rappresentazioni comiche. In questa estate che va a finire, pur non essendo mancati episodi e momenti di una qualche criticità riguardo all’ordine pubblico, i cittadini e gli operatori economici hanno constatato come le cose a Riccione siano andate decisamente meglio del 2021.

Certamente un ruolo importante l’ha avuto l’intuizione della neo Sindaca Angelini di proporre l’assessorato a uno dei più brillanti ex Questori di questo Paese, Oreste Capocasa, il quale ha accettato con lodevole convinzione. Logica vorrebbe che Raffaelli se ne stesse buona e zitta, essendo l’estate scorsa lei l’Assessora all’ordine pubblico, che invece di impegnarsi a svolgere al meglio quel suo compito, sbraitava quotidiane contumelie contro il PD e la sinistra, che “per ragioni ideologiche” avrebbero chiuso gli occhi di fronte all’illegalità.

Le stesse che va ripetendo in questi giorni: «i risultati di cui ha beneficiato la nuova amministrazione sono il frutto delle sollecitazioni della precedente Giunta Tosi», mentre invece «PD e sinistra banalizzavano fenomeni criminosi consentendone la crescita…pretendendo  il depotenziamento e la cancellazione dei decreti sicurezza di Salvini».
Il quale Salvini è venuto più volte in zona, a ripetere le ricette del suo “credo”.

La prima è che Draghi tiri fuori quanto necessario a dare sollievo alle finanze di aziende e famiglie. Giusto, ma a pensarci bene potrebbe cominciare lui, restituendo allo Stato i famosi 49 milioni di euro che la Lega ha sottratto agli Italiani. A seguire, lo stop alle sanzioni contro il suo amico Putin e la leva obbligatoria, perché non è pensabile che un giovane maschio non abbia mai preso in mano un’arma.

Salvini ha poi fatto una puntata anche a San Marino, assicurando ai governanti del Titano: «mi assumo l’impegno di affrontare il nodo dei frontalieri». È sperabile che non ci voglia l’interminabile tempo occorso per cassare quanto prevedeva il suo “decreto sicurezza” a proposito delle targhe sammarinesi ad auto di Italiani circolanti in Italia.

Dulcis in fundo, Salvini ha perorato – mi pare a Riccione – la castrazione chimica degli stupratori. Pare che il suo assistente spirituale Pillon gli avesse addirittura suggerito la castrazione chirurgica, ma Salvini non è stato d’accordo. Credo di capirne la ragione. Mettiamo infatti il caso che in un manipolo di stupratori condotti al “zac e via” ci sia pure un leghista, ammiratore di Orban e Putin. Una volta uscito dalla sala operatoria lo riconoscerebbero tutti, essendo il solo ad avere la fasciatura tutt’intorno alla testa,

Nando Piccari