Cittadini, vorreste una rivoluzione senza rivoluzione?”. Se lo chiedeva nel 1792 uno che la rivoluzione la stava facendo per davvero, Maximilien Robespierre. A San Mauro Pascoli, nel tribunale popolare la domanda sarà più semplice: “La Rivoluzione Francese è da condannare o da assolvere?”. Detto in altro modo: è stata portatrice di libertà, uguaglianza e fraternità oppure fondamento dell’impero e incapace di risolvere le ingiustizie sociali?
Sono i tanti interrogativi al centro della 23esima edizione del Processo promosso da Sammauroindustria che ogni estate mette alla sbarra un personaggio o un periodo chiave della storia dell’umanità. Imputati eccellenti giovedì 10 agosto, appunto, sono quella serie di eventi che dal 1789 hanno cambiato il corso della storia. Saranno i partecipanti muniti di paletta a decidere se il cambiamento è stato nel bene o nel male. Di certo, la scelta non sarà semplice visto il parterre dei due “contendenti” sul tema.
A guidare l’accusa sarà il politologo dell’Università di Bologna Carlo Galli, già in passato partecipante al Processo in occasione dell’imputato Machiavelli. La difesa della Rivoluzione Francese è affidata ad Antonino De Francesco ordinario di Storia moderna presso l’Università degli studi di Milano.
Presidente del Tribunale Gianfranco Miro Gori, fondatore del Processo e direttore di Sammauroindustria. Lo scenario dell’evento è sempre la Torre di pascoliana memoria a San Mauro Pascoli, luogo dal forte carico simbolico: amministrata da Ruggero Pascoli, padre di Giovanni Pascoli, ucciso da ignoti proprio il 10 agosto del 1867.
Il verdetto del Processo viene emesso dal pubblico presente munito di paletta. L’ingresso è libero. L’inizio è alle ore 21.
Perché processare la Rivoluzione Francese: accusa e difesa
Edizione numero 23 del Processo, l’evento già in passato aveva fatto i conti con una rivoluzione. Era quella Russa messa sotto torchio in occasione del centenario dell’evento. E se volessimo fare i sofisticati si potrebbe dire che il tema era stato sfiorato anche in occasione del Processo del 2015 quando alla sbarra ci finì il ’68, da alcuni definito rivoluzionario. Ma senza aprire un dibattito su quest’ultimo tema, è quella Francese al centro del contendere. Tra l’altro tra due numeri uno in fatto di dibattito storico-politico. Queste alcune loro anticipazioni.
Secondo l’accusatore Carlo Galli, “La rivoluzione francese è altamente divisiva. Non soltanto divide la modernità dall’era contemporanea ma è divisa in sé stessa, in quanto non è una sola rivoluzione ma un insieme di rivoluzioni”. Secondo il politologo è stata troppe cose messe insieme: liberale e totalitaria, continua e discontinua con la storia, ha affermato libertà e fraternità e il loro contrario. “L’insieme di queste contraddizioni e il coinvolgimento della rivoluzione nella dialettica di principi e circostanze, di potere costituente e potere costituito, consente di elevare contro di essa molteplici capi d’accusa, che sono anche considerazioni critiche sul nostro tempo, dato che nella rivoluzione si sono manifestate forze e ideologie politiche dal cui peso non ci siamo ancora liberati”.
Diverso il punto di vista del difensore Antonino De Francesco, secondo il quale puntare il dito contro la Rivoluzione Francese significa accusare i principi fondativi della cultura europea e occidentale. “Per la rivoluzione francese vale quello che un deputato alla Convenzione, a qualche settimana appena dall’eliminazione di Robespierre, disse del Terrore: non si poteva fare il processo a quella stagione politica, perché avrebbe voluto dire processare tutti loro. Ecco, anche per il 1789 e per tutti i suoi sviluppi, inclusa la stagione del governo dell’anno II, dovrebbe valere la stessa considerazione scandita dal convenzionale Thuriot: fare il processo alla rivoluzione francese significa fare il processo a noi stessi. In fin de’ conti, il 1789, nella nostra Europa, con le sue parole d’ordine di libertà e di uguaglianza, dovrebbe essere una data condivisa, perché l’alba di un nuovo mondo che pur tra molte difficoltà è ancora vivo”.
Un po’ di storia del Processo del 10 agosto
Promosso da Sammauroindustria, il Processo è nato nel 2001 dall’idea di riaprire il caso sull’omicidio del padre del Poeta, Ruggero Pascoli, assassinato in un agguato il 10 agosto del 1867. Da quella prima intuizione si sono susseguiti, il 10 agosto di ogni anno, altri Processi su personaggi che hanno fatto la storia della Romagna (e non solo): il Passatore di Romagna (2002), La cucina romagnola (2003), Romagna di Mussolini (2004), Mazzini (2005), Secondo Casadei (2006), Garibaldi (2007), Togliatti (2008), Badoglio (2009), il Romagnolo (2010), Cavour (2011), Processo d’Appello Pascoli (2012), Rubicone (2013), Pellegrino Artusi (2014), Il ’68 (2015), Giulio Cesare (2016), Rivoluzione Russa (2017), Romagna delle 5 Marce su Roma (2018), Machiavelli (2019), I Vitelloni (2020), il Partito Comunista (2021), Ulisse (2022).
Chi sono i protagonisti del Processo
Carlo Galli è stato professore ordinario di Storia delle dottrine politiche presso il Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Università di Bologna. Si è occupato di storia del pensiero politico moderno e contemporaneo, pubblicando articoli e libri – tradotti in diverse lingue – sulla Scuola di Francoforte, sui controrivoluzionari cattolici, su Machiavelli, Gentile, Hobbes, Weber, Arendt, Strauss, Voegelin, Löwith, Jünger, Schmitt, Vitoria. Si è inoltre dedicato ad una serie di ricerche su alcuni concetti chiave del pensiero politico (autorità, rappresentanza, tecnica, Stato, guerra, totalitarismo, modernità, nichilismo, globalizzazione, multiculturalismo, destra/sinistra). È direttore della rivista “Filosofia Politica”, ed ha diretto diverse collane presso gli editori Laterza e Il Mulino. Ha presieduto il Consiglio Editoriale della editrice Il Mulino, la Classe di Scienze Morali dell’Accademia delle Scienze di Bologna e la Fondazione Gramsci Emilia-Romagna. È membro del Comitato direttivo dell’Associazione Il Mulino. Collabora a diversi periodici di politica, cultura e quotidiani nazionali. È Professore dell’Alma Mater. Numerose le sue pubblicazioni, tra le più recenti Platone. La necessità della Politica (Mulino, 2021), Ideologia (Mulino, 2022), Il diritto di guerra e di pace (a cura di, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici Press, 2023).
Antonino De Francesco. Ordinario di Storia moderna presso l’Università degli studi di Milano, precedentemente, ha insegnato per alcuni anni presso le Università di Catania, Padova e della Basilicata. È stato professore invitato presso l’Université Paris I-Panthéon Sorbonne e l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences sociales, sempre a Parigi e ha ricevuto fellowship da parte delle biblioteche di Harvard, Princeton, Michigan. È uno specialista della rivoluzione francese e del suo impatto sulla vicenda politica italiana in età risorgimentale (e oltre) e ha dedicato molti dei suoi studi anche alla storia politica del mezzogiorno tra Sette e Ottocento. Al suo attivo ha numerose pubblicazioni tra le quali, le più pertinenti alla stagione rivoluzionaria e napoleonica: L’Italia di Bonaparte (Utet 2013, tradotto in francese per Champ Vallon); The Antiquity of the Italian Nation. The cultural Origin of a Political Mythin Modern Italy,1796-1943, Oxford University Press 2013 (tradotto in italiano per Franco Angeli); La guerre de deux cent ans. Une histoire des histoires de la Révolution française, Perrin 2018, (tradotto in italiano per Donzelli, in spagnolo per le Prensas de la Universidad de Zaragoza e in inglese per Bloomsbury); Il naufrago e il dominatore. Vita politica di Napoleone Bonaparte, Neri Pozza 2021; Repubbliche atlantiche. Una storia globale delle pratiche rivoluzionarie, 1776-1804, Raffaello Cortina Editore 2022.
Gianfranco Miro Gori. Detto Miro, in ricordo dello zio materno partigiano della 29ª Brigata Gap “Gastone Sozzi”, è nato e cresciuto a San Mauro Pascoli, comune di cui è stato sindaco. Ha scritto testi poetici, letterari e saggistici, ma soprattutto si è occupato di cinema, sia sul versante della critica e della storia del cinema, sia su quello dell’organizzazione della cultura cinematografica. Ha ideato e diretto la cineteca di Rimini, organizzato festival (Riminicinema e Anteprima per il cinema indipendente), manifestazioni culturali in Italia e all’estero (tra le altre “Rimini et le cinéma” al Centre Pompidou), collaborato a opere collettive, quotidiani e riviste, e scritto un certo numero di saggi tra cui, tra i primi in Italia, un gruppo dedicato ai rapporti cinema e storia. I suoi ultimi libri sono: Le radici di Fellini romagnolo del mondo (Il Ponte Vecchio, 2016), Il cinema nel fascismo (curatela con Carlo De Maria, Bradypus, 2017), Rimini nel cinema. Immagini e suoni di una storia ultracentenaria (Interno4, 2018), Cinema e Resistenza. Immagini della società italiana, autori e percorsi biografici dal fascismo alla Repubblica (curatela con Carlo De Maria), (Bradypus, 2019), Ceppo e mannaia. Anarchici e rivoluzionari romagnoli nel mondo (Interno4, 2022). Nel 2001 ha fondato il Processo del X agosto nella Torre.