HomeCulturaSangue romagnolo, ma non siamo nell’800


Sangue romagnolo, ma non siamo nell’800


21 Novembre 2016 / Paolo Zaghini

Andrea Rossini, “I delitti di Romagna – Trenta casi veri, presunti, irrisolti, da risolvere” NCF.

Non c’entra, ma c’entra. Non mi piacciono quelle (sempre più numerose) trasmissioni e servizi continui sugli episodi di violenza in giro per il nostro Paese. Non mi piace che alcune TV (per non fare nomi: quelle di Berlusconi) spargano a piene mani paure ed angosce analizzando ogni pelo nell’uovo del singolo caso: mi ritrovo con mia suocera ultra ottantenne che sa tutto di stupri, assassini, tradimenti, uso di ogni armamento possibile per uccidere, che scommette con le amiche ultra stagionate come lei chi è l’assassino e seguono giorno per giorno, neanche fossero membri attivi della Questura, ogni più piccola notizia sui casi del momento.

Alla fine degli anni ’90 la giornalista Cinzia Tani ebbe grande successo di vendita con due libri sul tema: Assassine: quattro secoli di delitti al femminile (Mondadori, 1998) e Coppie assassine: uccidere in due per odio o per amore, per denaro o perversione (Mondadori, 1999). Poi ogni tanto qualche altro libro di approfondimento su casi eclatanti.

Ma questo di Andrea Rossini, giornalista di nera del Corriere di Romagna, è il primo che copre l’ambito romagnolo, negli ultimi tre decenni. “I trenta racconti si alimentano del rigore delle carte giudiziarie, del ricordo degli investigatori, della realtà dei fatti, ma intendono sfuggire all’incessante rumore di fondo del cronachismo dilatato a dismisura dalla televisione del dolore e dal continuo rilancio di sensazionalistici e accattivanti aggiornamenti su internet”.

Il libro, uscito ormai un anno fa, ha raggiunto vette straordinarie di vendita per un libro locale e (per esperienza diretta) nelle biblioteche locali le copie lì presenti sono sempre fuori in prestito.

18 casi su 30 riguardano il riminese: coinvolgono tossicodipendenti, extracomunitari, prostitute, mafiosi, omosessuali ma anche gente “normale”. Omicidi inspiegabili, e tuttora irrisolti, come il caso delle due coppie assassinate a S. Andrea in Besanigo nella notte del 9 maggio 1988: forse il caso più sanguinoso raccontato nel volume. Oppure casi terribili per le stesse forze dell’ordine, come le vicende della Uno bianca nei primi anni ’90 quando sono gli stessi poliziotti ad essere gli autori dei crimini e di efferati omicidi (24 uccisioni e cento feriti in quasi sei anni). O ancora alcuni casi che riguardano tossicodipendenti legati a San Patrignano. Storie tutte molto diverse tra loro, dove le donne spesso sono le vittime dei loro compagni (marito, amante, protettore).

Il rischio è quello, mettendo tutto assieme, di restituire l’immagine di una terra, la Romagna, violenta e crudele. Quasi come la si disegnava nell’Ottocento. Ma da riminese rifiuto questo cliché: una società aperta, con centinaia di migliaia di turisti e stranieri, come la nostra, nell’arco di trenta anni, vicende come quelle narrate da Rossini ci possono stare (uno all’anno), anche se preferiremmo tutti che così non fosse.

Il libro ci racconta storie note, ma anche diverse pochissimo note al grande pubblico. Protagonisti gli assassini, ma anche gli uomini delle forze dell’ordine e della magistratura che operano da tempo nel riminese. Con un sapiente mix di narrazione, cronaca e commento. Un successo meritato per un libro su un tema difficile.

Paolo Zaghini