HomePoliticaSantarcangelo: la commemorazione di Rino Molari a 80 anni dall’eccidio di Fossoli. Il discorso del sindaco

Rino Molari è stato fucilato a Fossoli, il 12 luglio 1944, insieme ad altri 66 prigionieri politici del nazifascismo


Santarcangelo: la commemorazione di Rino Molari a 80 anni dall’eccidio di Fossoli. Il discorso del sindaco


14 Luglio 2024 / Redazione

Si è svolta questa mattina, domenica 14 luglio, presso la Pieve di Santarcangelo la commemorazione per l’80° anniversario dell’eccidio di Fossoli, con gli interventi del sindaco Filippo Sacchetti e della presidente dell’ANPI di Santarcangelo Giusi Delvecchio, alla presenza delle autorità civili, militari e di una cinquantina di cittadini.

Di seguito il. Discorso di Filippo Sacchetti:

Oggi per la prima volta, da sindaco, ho l’onore di partecipare a una cerimonia che rinnova la memoria antifascista di Santarcangelo, ricordando una figura di primo piano come Rino Molari.

 

Domenica scorsa il presidente del Consiglio comunale Tiziano Corbelli, che ringrazio, ha partecipato insieme a una delegazione dell’ANPI alla commemorazione che si è svolta a Fossoli, dove Molari è stato fucilato il 12 luglio 1944 insieme ad altri 66 prigionieri politici del nazifascismo.

 

Quest’anno è l’80° anniversario, una ricorrenza importante che dà idealmente avvio alle iniziative che ci accompagneranno nel ricordo della Liberazione di Santarcangelo, il 24 Settembre, e nazionale, il 25 Aprile del prossimo anno.

 

In questa occasione così rilevante, credo sia utile anche dedicare qualche minuto a capire cos’era Fossoli, un campo di concentramento sul territorio italiano, per decenni completamente rimosso dalla memoria collettiva.

 

Il campo di Fossoli, a pochi chilometri da Carpi, fu costruito nel 1942 dall’Esercito italiano per imprigionare i militari nemici catturati nelle operazioni in Nord Africa.

 

Nel dicembre del 1943 la Repubblica Sociale Italiana lo trasforma in un campo di concentramento per ebrei, dando il via alle deportazioni verso i campi di sterminio del Reich già nel gennaio 1944.

 

Dal marzo del 1944 alla RSI si affiancano le SS, accelerando una macchina di morte che vedrà transitare più di 2.800 ebrei diretti ad Auschwitz, Bergen Belsen, Buchenwald, Flossemburg.

 

Tra questi anche Primo Levi, che in “Se questo è un uomo” racconta il suo arrivo a Fossoli alla fine del gennaio 1944: da lì, sarà deportato ad Auschwitz il 22 febbraio successivo.

 

Ma Fossoli ospita anche numerosi prigionieri politici del regime nazifascista, nel corso del tempo tra gli 800 e i mille secondo le stime: operai “colpevoli” di aver scioperato, esponenti dei partiti ormai clandestini di opposizione al fascismo e del mondo cattolico, come il nostro Rino Molari.

 

Violenze fisiche e psicologiche, percosse e uccisioni immotivate sono all’ordine del giorno a Fossoli, fino a quando i nazifascisti non mettono in atto la peggiore strage nella storia del campo.

È il 12 luglio 1944 quando 67 prigionieri politici, compreso Rino Molari, vengono condotti nel vicino poligono di tiro di Cibeno, fucilati e sepolti in una fossa comune, scoperta soltanto l’anno successivo dopo la Liberazione.

La triste storia di Fossoli prosegue anche nel dopoguerra con gli utilizzi più vari, fino a quando nel 1984 il Comune di Carpi ottiene dallo Stato la proprietà del campo trasformandolo nel luogo di testimonianza che conosciamo oggi.

 

Questa è la Storia, quella con la S maiuscola all’interno della quale troppo spesso rischiano di perdersi le storie individuali, che pure nel loro insieme sono quelle che determinano il destino di tutti.

 

Se questo per Rino Molari non è accaduto, lo dobbiamo anche agli amministratori locali che ci hanno preceduto, come il primo presidente della Provincia di Rimini, Ermanno Vichi, recentemente scomparso.

 

Anche grazie all’impegno suo e del comitato da lui fondato e presieduto – culminato in un grande evento nel dicembre 1984 alla presenza del vice presidente del Consiglio, Arnaldo Forlani – la figura e l’opera di Rino Molari sono riconosciute oggi con l’importanza che meritano.

 

Oltre a ringraziare Pino Zangoli, che fece parte di quel comitato, per la preziosa testimonianza sul contributo di Vichi al ricordo di Molari, ci tengo a concludere con un ringraziamento alla famiglia di Rino.

 

Il figlio Pier Gabriele, che anche domenica era a Fossoli e oggi non può essere qui solo per ragioni di salute legate all’età avanzata, non smette di lottare affinché il ricordo di suo padre sia diffuso correttamente, libero da ricostruzioni storiche ambigue su quel tragico 12 luglio 1944.

 

La famiglia – che dovette lasciare così presto – era il centro della vita di Rino Molari, come dimostrano le lettere scritte alla moglie Eva in cui cerca di rassicurarla sulle condizioni della prigionia a Fossoli.

 

Ecco, se c’è un luogo ideale dove si può ancora conoscere Rino Molari è tra le righe di quelle lettere, dove la preoccupazione si mischia alla dolcezza e l’ideale politico non arretra di fronte alla brutalità dell’oppressione.

 

Noi dobbiamo continuare a impegnarci perché Rino Molari non sia solo il nome di una scuola, di una piazza, di una via.

 

Dobbiamo fare tutto quello che possiamo perché Rino Molari sia un esempio di quello che vogliamo essere, e la sua tragica fine un monito di quello che non vogliamo possa mai più accadere”.