Santarcangelo: quattro ragazzi nell’appartamento confiscato alla criminalità organizzata
20 Dicembre 2024 / Redazione
Prende forma il progetto, sperimentale e innovativo, della “Casa di Ebere e Romanus” per la realizzazione di percorsi di accompagnamento e crescita dedicati a ragazzi e ragazze neomaggiorenni che escono dalle comunità per minori del territorio.
L’appartamento confiscato alla criminalità organizzata – riqualificato anche grazie a un contributo di 45mila euro della Regione Emilia-Romagna e inaugurato in occasione della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, lo scorso 21 marzo – dà oggi spazio ad un progetto distrettuale sperimentale presentato questa mattina, venerdì 20 dicembre. alla presenza del sindaco Filippo Sacchetti, dell’assessore a Servizi alla persona, Inclusione e innovazione sociale, Welfare di comunità e social housing, Filippo Borghesi, della consigliera regionale Alice Parma, dei rappresentanti del Distretto socio-sanitario Rimini nord, dei Servizi sociali dell’Unione di Comuni Valmarecchia e degli enti gestori del progetto di crescita verso l’autonomia.
La cooperativa MondoDonna – operativa da oltre 25 anni nell’accoglienza di madri con bambini e richiedenti asilo, nell’assistenza educativa domiciliare, nel pronto intervento sociale e nella messa a disposizione di alloggi di transizione – è soggetto capofila e si occuperà dell’organizzazione e gestione, mentre sono cinque i partner di progetto. L’associazione e la fondazione EnAIP “Sergio Zavatta” metteranno a disposizione i servizi del Centro giovani RM25, con particolare attenzione alle consulenze sulle opportunità lavorative o di studio. La cooperativa sociale Il Millepiedi, invece, in collaborazione con la fondazione “San Giuseppe” attiverà il percorso di accompagnamento verso i nuovi progetti di autonomia per ragazzi minori presenti nelle strutture residenziali, con la possibilità di garantire la continuità degli educatori. La fondazione “San Giuseppe”, inoltre, metterà a disposizione le reti con le aziende del territorio per la ricerca di opportunità lavorative e di tirocini, mentre l’associazione comunità Papa Giovanni XXIII coinvolgerà i beneficiari del progetto in attività ricreative e formative. Oltre ai partner privati, il progetto vede anche la collaborazione dei diversi enti istituzionali: Amministrazione comunale, Distretto socio-sanitario Rimini Nord, Ausl Romagna, la rete scolastica e i Centri per le Famiglie, lo Sportello del lavoro e i Centri per l’impiego, i Centri antiviolenza e il Tribunale per i minori.
In dettaglio il progetto prevede l’individuazione degli utenti, neo diciottenni o prossimi al compimento della maggiore età, che non possono contare su una rete familiare solida e strutturata e soddisfano alcuni requisiti. Per ciascuno degli ospiti, un’equipe di lavoro – composta sia dai servizi pubblici che dai gestori privati – predisporrà un progetto individualizzato di accompagnamento fino al ventunesimo anno di età, con un supporto quotidiano nelle scelte verso il completamento degli studi, la formazione professionale o l’accesso al mercato del lavoro, nonché al processo di piena inclusione sociale.
“Quello che si sta costruendo nella Casa di Ebere e Romanus è il risultato di una sfida molto importante per tutti sin dalla precedente Amministrazione, affrontato in un lavoro di squadra anche con la nuova Giunta – ha detto il sindaco Filippo Sacchetti –. Il progetto, innovativo e dal forte impatto positivo sulla rete sociale del territorio, ha il valore aggiunto di prendere vita in un immobile confiscato alla criminalità organizzata, unendo il percorso di autonomia dei ragazzi alla riappropriazione di un bene da parte della comunità – ha concluso il sindaco – grazie alla sinergia tra enti pubblici e terzo settore, in rete per attivare tutte le opportunità possibili”.
“Nell’accompagnamento verso l’autonomia è fondamentale il ruolo della comunità allargata, come insieme di contesti formali e informali che consentono ai ragazzi di incontrare opportunità importanti per la loro crescita – aggiunge l’assessore Borghesi –. Si tratta di una novità rilevante, perché non ci si limita a dare risposte a un bisogno, ma si lavora anche per l’autonomia attraverso la rete sociale: un approccio sfidante per i servizi, ma altrettanto stimolante”.
Ebere Ujunwa, nato a Oboama (Nigeria) il 12 maggio 1997, e Romanus Mbeke, nato a Izzi (Nigeria) l’11 maggio 1990, sono stati cittadini di Santarcangelo dal dicembre 2016 all’aprile 2018, ospiti del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Braccianti agricoli, sono morti all’età di 21 e 28 anni il 6 agosto 2018 a Lesina (Foggia), insieme ad altre dieci persone, vittime di un incidente stradale sulla via del ritorno dal lavoro nei campi.