Lo chiamavano ‘Paolino Campanellino’ e fu, a suo modo, un personaggio degli anni ’60. A chi incrociava il suo sguardo mite, durante le sue lunghe peregrinazioni per la nostra città, rivolgeva immancabilmente la stessa domanda: “Scusa, ma sei normale, te?”.
Una domanda talmente intrigante che ne ho fatto il titolo di un mio volumetto edito nel 2018 e ormai introvabile dove, prendendo spunto dal cinquantenario del ’68, mi chiedevo in cosa consista veramente la normalità. Constatando che ciò per cui allora combattevamo, in clamoroso contrasto con gli usi, i costumi e la morale corrente (dal divorzio all’aborto, dalla libertà di espressione alla parità dei sessi ) si presenta oggi in perfetta sintonia con la mentalità della maggioranza.
Ne consegue che, in definitiva, può definirsi comportamento “normale” quello che esprime la conformità dell’individuo alla struttura culturale e sociale del periodo storico in cui vive. Sotto questo aspetto anche l’omosessualità, un tempo considerata una patologia da curare, è riconosciuta quale ‘orientamento sessuale normale’. Ovviamente si tratta di un giudizio di carattere medico, giuridico e sociale che esula dal concetto di anormalità intesa come incompatibilità delle anatomie o come appartenenza statistica al 3% della popolazione. Alla luce di questa evoluzione del costume e del diritto (vedi Legge Cirinnà) la tradizionale sfilata del Gay Pride che ha avuto luogo anche questa estate sul Lungomare di Rimini potrebbe essere vista come una manifestazione ormai obsoleta.
Più ‘normale’ comunque, della processione di riparazione ‘onde ottenere il perdono di Dio per queste ‘persone che praticano atti contro natura’, a suo tempo organizzata dalla Associazione Beata Scopelli.
In relazione alla quale lo stesso Vescovo aveva espresso parere contrario.
Parere normale, oggi.
Un po’ meno quando ardevano i roghi.
Giuliano Bonizzato