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Ovvero l’ostinazione di chi non vuole fare i conti con la Storia


Se la fiamma non viene spenta


29 Novembre 2024 / Giorgio Grossi

Sara dura, molto dura, non siamo in grado di fare la guerra sul serio”.

Come si può, mio Duce fare la guerra all’Impero inglese con grandi unità di fanti munite di limitate e vecchissime artiglierie, prive di qualsiasi armi anticarro e contraerea? Oggi anche la più bella legione di Cesare soccomberebbe, caro Duce, innanzi a una sezione di mitragliatrici”.

Chi scrive questo accorato appello a Mussolini è Italo Balbo, quadrunviro della marcia su Roma, generale della milizia, ministro dell’Aereonautica militare, maresciallo dei cieli dell’Impero. Non proprio un’insignificante pedina del regime fascista… Abbattuto, con il suo bombardiere SM.79, da fuoco amico al tramonto di una giornata, il 28 giugno 1940, che aveva registrato per la prima volta un bombardamento dell’aviazione inglese sulla piazzaforte italiana di Tobruk.

Leggo queste citazioni dalle pagine iniziali de “L’ora del destino” di Antonio Scurati. E immediatamente la mia mente va alla disgraziata e terribile Campagna di Russia, voluta dal Duce, ad un anno esatto dopo il bombardamento di Tobruk. Su 230.000 uomini, 84.300 non fecero ritorno a casa e si stima che 30.000 di questi perirono a causa del congelamento. Già, anche qui la fortuna non c’entrava proprio! A mancare furono la pessima qualità delle armi e l’altrettanto pessima qualità del vestiario: dagli “scarponi di cartone”, alle camicie di seta…

Andiamo ai giorni nostri: al 25 e 26 ottobre, quando con voli di Stato, due ministri del governo Meloni, la Santanchè e Lollobrigida atterrano ad Al Alamein per rendere omaggio ai caduti italiani sconfitti e massacrati a migliaia.

Mancò la fortuna, non il valore”.

E’ la frase scolpita nella lapide posta sul sacrario dei caduti, ai lati della quale i due ministri si sono lasciati ad immortalare. Così come, il giorno prima, aveva fatto la sottosegretaria  alla difesa del governo Meloni, Isabella Rauti, figlia di Pino Rauti fondatore di Ordine Nuovo, la più pericolosa organizzazione neo-fascista degli anni ’70, coinvolta nello stragismo di quegli anni.

Nulla da obiettare sul valore dei nostri soldati. Condiviso dagli stessi Alleati. Ma la fortuna che c’entra? Non c’entra nulla! A mancare furono ben altre cose!

Morale: andare ad El Alamein ed essere convinti  che se la fortuna ci avesse dato una mano, la battaglia sarebbe andata diversamente, e magari anche la Seconda guerra mondiale, è l’ennesimo testardo rifiuto di fare i conti con la Storia. Ecco il motivo della permanenza della  fiamma ardente.

Giorgio Grossi