Se non vi piace il 25 aprile lasciateci in pace, sarà una vera Liberazione
24 Aprile 2023 / Lia Celi
Non tutti credono nei valori della festa che si celebra il 25. C’è chi la trova una ricorrenza artificiosa, superata, divisiva, fatta solo per incoraggiare il turismo e il consumismo. Altri ricordano che ciò che si commemora quel giorno ha provocato lutti, massacri, sterminio di innocenti. E sicuramente in nessun articolo della Costituzione c’è scritto che il senso di quella festa è alla base della nostra Repubblica. Eppure nessuno si sogna tutti gli anni di sollevare polemiche sul Natale – perché è del 25 dicembre che sto parlando.
Anche i musoni che lo ritengono un’orgia intollerabile di melensaggine e ipocrisia alla fine stringono i denti e si godono la vacanza; magari non decorano l’albero e non costruiscono il presepio, si tengono alla larga dalla messa di mezzanotte e dai canti natalizi e rifiutano sia pandoro che panettone (magari solo una fettina, via). Però se sono personaggi pubblici o ricoprono alte cariche dello Stato non si sentono ogni anno in dovere di annunciare che il 25 dicembre se ne staranno nel loro ufficio perché per loro non è una festa, o di precisare che quella data in realtà era la natività del dio Sole, che la stella cometa probabilmente è un’invenzione e che Gesù è il responsabile morale della strage degli innocenti ordinata da Erode. È vero, di tanto in tanto (ma ora meno spesso) salta fuori qualcuno che sostiene che il presepe nelle scuole e l’albero addobbato offendono altre religioni, ma vengono guardati con sconcerto e compatimento dagli stessi fedeli delle altre religioni, che hanno ben altro da pensare.
E allora, santa pazienza, perché diavolo non si può fare lo stesso con il 25 aprile, che in fondo è tanto meno impegnativo del Natale? Prendiamo atto che c’è un certo numero di persone allergiche alla festa della Liberazione dal nazifascismo. Perché sono nazifasciste e tengono in casa i busti del Duce malgrado ricoprano altissime cariche dello Stato nato dalla Resistenza (e allora il problema più grosso è che abbiano potuto ottenere quelle cariche, non cosa fanno il 25 aprile), oppure perché non sapendo cos’è una dittatura non capiscono cosa significhi Liberazione, oppure perché sono ignoranti che cozzano. Inutile tentare di fargli cambiare idea, quelli non li recuperi più. Ma, diobòno, è troppo chiedergli di non scassare i maroni tutti gli anni con dichiarazioni di cui nessuno sente il bisogno e che hanno l’unico risultato di scatenare tempeste di retorica quasi altrettanto fastidiose e di mobilitare gli storici per ribadire ciò che è scontato in tutto il mondo civile, e cioè che i nazisti e i fascisti erano i cattivi?
Così come viviamo in una parte del mondo modellata da duemila anni di tradizione cristiana (fatta di glorie e di miserie, di fede e di superstizione, di feste e di macelli dettati al fanatismo), viviamo in una Repubblica che è nata dalla Resistenza, pur con tutte le luci e le ombre di un’epoca tremenda segnata da una guerra ideologica che divise continenti, popoli e perfino famiglie.
Se ci piace è così, se non ci piace è così lo stesso. Sempre giusto studiare, approfondire, sforzarsi di comprendere meglio quel che è successo; stupido e dannoso tentare sistematicamente di mettere in discussione, con sparate irresponsabili ed esibizioniste, l’esperienza fondativa su cui è stata costruita la casa in cui tutti abitiamo. Non vi garba il 25 aprile? Evitate le cerimonie e andate a farvi una scampagnata oppure chiudetevi in casa a spolverare i vostri cimeli fascisti fischiettando Giovinezza, ma lasciateci in pace. Sarà una vera Liberazione.
Lia Celi