Home___primopianoSe sbranarsi a vicenda va in onda a Sanremo, perchè non a Cervia?

Due studentesse mettono in scena una finta lite per dare una mossa ai loro social: succedeva fin dal Maurizio Costanzo Show fra Storace e Paissan


Se sbranarsi a vicenda va in onda a Sanremo, perchè non a Cervia?


8 Dicembre 2024 / Lia Celi

Uno dei fenomeni che colpisce di più chi si trova a bazzicare dietro le quinte di un talk show, da quelli di approfondimento politico ai salotti più pop, è la differenza quasi schizofrenica di comportamento che si nota in ospiti che fino a un attimo fa, davanti alle telecamere, si sono azzannati e graffiati come cane e gatto. Ti aspetteresti che il litigio prosegua anche nei camerini e ti auguri che ci sia qualcuno pronto con un secchio d’acqua gelata e delle corde robuste, e invece, sorpresa!, ti ritrovi i contendenti a sorseggiare un caffè discorrendo da amiconi del più e del meno. Che bello, è scoppiata la pace, pensi. Però poi qualche giorno dopo, in un altro programma, ecco gli stessi due personaggi accapigliarsi con rinnovata veemenza, scagliandosi accuse sanguinose.

La prima volta che mi è capitato di vederlo con i miei occhi ero ospite al Maurizio Costanzo Show, e i finti-veri-litiganti non erano due rapper in tempesta ormonale o due showgirl dai nervi ballerini: erano nientemeno che Francesco Storace, il mitico Epurator, pezzo grosso di Alleanza Nazionale all’epoca capo della Commissione di vigilanza sulla Rai, e Mauro Paissan, allora senatore dei Verdi, che tuonava contro l’occupazione militare dell’emittente di stato da parte del centrodestra a guida Berlusconi.

In quella battaglia, che in quegli anni la sinistra combatteva con un ardore, anche fisico, oggi inimmaginabile, i deputati del Polo delle Libertà avevano scagliato contro Paissan alcuni fra gli insulti più volgari mai sentiti in un’assemblea: pezzo di merda, finocchio, maiale. Dopo una seduta particolarmente accesa, in cui il senatore verde si era visto quasi aggredire dagli avversari, i giornali avevano riportato questa spiritosaggine di Francesco Storace: «Quella checca di Paissan mi ha graffiato con le sue unghie laccate di rosso, io non l’ho toccato! Vi sfido a trovare le mie impronte digitali sul suo culo!». Eppure, poco tempo dopo i due conversavano amabilmente nel backstage del teatro Parioli, come due attori che si sono appena sbudellati in duello sulla scena e si compiacciono dell’impressione destata nel pubblico.

E da trent’anni è così in tutti i talk show di tutte le reti, e bisticci ancora più pirotecnici esplodono oggi sul web con velenose gragnuole di post. L’aggressività piace, fa notizia, attira l’attenzione e paga, anche quando è finta. Dopo l’incidente stradale, l’alterco violento – o dissing, come si dice oggi – è lo spettacolo che raduna più curiosi: basta vedere il chiasso mediatico intorno ai battibecchi tra Fedez e Tony Effe, premiati da mamma Rai con un invito a Sanremo 2025, nella speranza che il pubblico resti inchiodato alla poltrona in attesa della zuffa.

Per questo, nel leggere sui giornali di ieri della baruffa tra le due studentesse di Cervia, poi risultata una messinscena con l’obiettivo di movimentare i rispettivi social (in gergo odierno, “creare hype”), non mi sono stupita né scandalizzata, anzi. Le ragazze e i loro amici stavano solo mettendo in pratica, con una tecnologia più avanzata, una lezione molto più vecchia di loro. E che garantisce un successo più sicuro e immediato delle lezioni che sentono a scuola.

Lia Celi