Home___primopianoSettembre 1944, i Canadesi sfondano la Linea Gotica a Covignano

Il libro di Alessandro Buda Hardy sui drammatici giorni della liberazione di Rimini nella sua totale distruzione


Settembre 1944, i Canadesi sfondano la Linea Gotica a Covignano


18 Settembre 2023 / Paolo Zaghini

Alessandro Buda Hardy
“Gli ultimi testimoni. Lo sfondamento della Linea Gotica sul Colle di Covignano”.
Rimini / settembre 1944
La Piazza

“Tutto bruciato, tutto bruciato, c’erano rimasti solo i muri. Nell’aia c’era un cannone abbastanza grosso. Vicino al muro della casa c’era un camion, anche quello molto grosso con un mucchio di soldati, tutti morti, non so quanti erano, un’infinità. Era un cimitero, nell’aia, nella casa, nella stalla, dappertutto c’erano dei morti” (dalla testimonianza di Santina Bernabè).

Il libro di Alessandro Buda ricostruisce le vicende vissute dalla popolazione del Colle di Covignano e zone limitrofe (Sant’Aquilina, San Martino in XX, Santa Cristina) nell’anno di guerra, dall’8 settembre 1943 al 20 settembre 1944, e i mesi del durissimo inverno del 1945. E’ un mondo di contadini, di mezzadri, di operai, di donne e di bambini che vengono travolti in quei mesi dalla violenza della guerra. Ma qui in quel periodo c’erano anche tanti “sfollati” che avevano cercato rifugio per sfuggire ai bombardamenti che da fine 1943 avevano incominciato a seminare morte e distruzione nei quartieri della Città. (“I fuoriusciti dalla città di Rimini e sparsi per il Covignano, qui riparati nelle numerose grotte tufacee od in transito per San Marino, erano sempre più numerosi”).

E sul Colle, dal settembre 1943, si erano trasferiti molti uffici comunali, seguiti ben presto dal comando tedesco, dal fascio cittadino, ma anche dal Museo e dall’ospedale cittadino (nei locali dell’antica abbazia di Scolca, a fianco della Chiesa di San Fortunato), sovrastato sul tetto da una grande croce rossa.

Gli abitanti del Colle non vollero abbandonare le loro case, nonostante le minacce di un prelevamento forzato di uomini ed animali per esigenze militari. Silvano Lisi racconta che “per alcune aree erano proprio i tedeschi, diventati nervosi, ad ostacolare qualsiasi movimento al di fuori dei loro ordinando, conseguentemente, di allontanare i contadini dalla zona ma ‘lo fecero un po’ alla volta anche perché chi rimaneva serviva loro per scavare nuove trincee’”. “Fu quindi una volontà ‘cocciuta’ ma giustificabile quella che animò questi recalcitranti nel permanere in zone pericolose nonostante si fosse ben a conoscenza delle lotte atroci avvenute nelle vicinanze tra Croce, Gemmano ed il Corianese (4-16 settembre)”.

L’esercito tedesco rastrellò per mesi la popolazione locale per eseguire le opere militari sul Colle: fortificazioni e postazioni per l’artiglieria. Il rastrellamento più esteso nelle zone di Covignano e vicinanze fu effettuato domenica 23 agosto 1944 quando tantissime persone furono catturate per scavare trincee, piazzole e poi per essere deportate in Germania. Ricorda Edoardo Tamburini: “Il caporale [tedesco] si rivolse a mio padre dicendogli che quelli [due ufficiali delle SS] erano lì per fare un rastrellamento e che quindi, nei giorni futuri, dovevamo stare molto attenti. In realtà il pericolo si concretizzò molto presto, prestissimo. Al mattino dopo, molto presto, il caporale venne improvvisamente a svegliarci dicendo di far scappare i giovani perché le SS stavano arrivando. Così, in un batter d’occhio, i ragazzi ed io uscimmo da una finestra e ci gettammo nel campo adiacente. Mia mamma era ancora a letto. Arrivarono i soldati, irruppero in casa e puntandogli una pistola le chiesero dove eravamo andati. Lei rispose che eravamo nel campo a lavorare invece, io, ero nascosto lì vicino in mezzo al granoturco. Ci rimasi per tutta la mattina fino a mezzogiorno, mentre quei militari giravano nei paraggi, avanti e indietro, e sentivo continuamente la voce dei loro comandi secchi ad alto tono”.

La battaglia per lo sfondamento della Linea Gotica tedesca che andava dal Tirreno all’Adriatico era iniziata alla fine di agosto del 1944 sul territorio marchigiano per approdare ai primi di settembre in Romagna.

L’assalto decisivo alla “Linea Gialla”, di cui il Covignano era il perno, scattò il 19 settembre da parte delle truppe canadesi. Esso era difeso dalla 29.a Panzergrenadier, quella che Kesserling riteneva “la più forte divisione tedesca in Italia”. Qui si combattè strenuamente, giorno e notte. Ogni casolare era stato trasformato in un fortino e, alla fine, cadaveri di opposto schieramento erano ovunque (come ci ha ricordato la testimonianza di Santina Bernebè riportata all’inizio dell’articolo). Nel corso della giornata del 20 settembre i tedeschi iniziarono a ripiegare ed il Covignano fu fuori dalla zona di combattimento, poche ore prima della occupazione del centro di Rimini avvenuto il 21 settembre 1944.

“Il dissanguamento dei due eserciti sulla Linea Gialla portò a perdite complessive che per i tedeschi arrivò alle 20.000 unità e per gli inglesi, sebbene Alexander parlò di circa 15.000 tra morti e feriti, sembra si annoverassero tra 17/18.000 giungendo ad una sommaria equiparazione tra i due eserciti”.

Il libro di Alessandro Buda racconta, grazie alle testimonianze di alcune decine di abitanti del Colle di Covignano (“Gli ultimi testimoni” appunto), raccolte in diversi anni (tanto che diversi intervistati nel frattempo sono scomparsi), le vicende di quell’anno di guerra, dentro a testi suoi che fanno da filo narrante storico di quei drammatici avvenimenti.

Gli abitanti del Covignano solo poche ore dopo il passaggio del fronte iniziarono a rientrare verso le loro case che trovarono però in gran parte distrutte. E carcasse di animali, cadaveri di soldati non ancora sepolti che dovettero rimuovere. E poi il pericolo costante delle tante mine disseminate ovunque che nel corso dei mesi successivi provocarono tante vittime innocenti. Infine essi dovettero affrontare l’inclemenza del tempo e l’arrivo di un autunno e di un inverno freddi, spesso in ripari inadeguati, improvvisati. E la battaglia per mangiare nei mesi successivi divenne una battaglia quotidiana, difficile. Ma la vita, piano piano, riprese e si tornò a costruire il futuro.

Alessandro Buda, classe 1967, è insegnante di Lettere, nonchè ricercatore storico. Abitante da sempre alle falde del Covignano. Ad esso ha dedicato numerosi articoli ed il volume “Covignanum. Il Novecento sul colle di Covignano” (Capitani, 2015).

Il libro sarà presentato in Biblioteca Gambalunga venerdì 22 settembre, alle ore 17.00, da parte di Maurizio Casadei e il sottoscritto sotto il patrocinio dell’Istituto Storico della Resistenza di Rimini.

Paolo Zaghini