Home___aperturaSiete mai saliti su un autobus? A Rimini troppe linee con pochi passeggeri

Invece di razionalizzare servizi ormai obsoleti si sono preferiti i tagli lineari


Siete mai saliti su un autobus? A Rimini troppe linee con pochi passeggeri


31 Luglio 2024 / Roberto Renzi

Massimo Giannini, su “La Repubblica” del 26 luglio, parlando dello “strappo sentimentale” tra gli uomini della politica e la gente, in particolare quella della sinistra, lo fa anche chiedendo ai primi: siete mai saliti su un autobus?

Ecco il punto. Che il trasporto pubblico in generale sia un servizio sociale diretto alle persone più marginali (diciamo pure sfigate), è un concetto largamente assimilato dalla classe dirigente e di riflesso dall’opinione pubblica.

Soprattutto nelle città medio-piccole, dove di necessità gli autobus passano raramente, le distanze da coprire sono brevi e l’uso di un mezzo proprio (anche a due ruote) è abbastanza comodo, l’autobus viene spesso definito in modo spregiativo e non solo i politici, ma anche gran parte delle persone “normali” non ne fa uso.

Nelle città sopra i 200-300 mila abitanti il trasporto pubblico ha una platea più vasta di utilizzatori, ma nel nostro Paese ci sono pochi sistemi di trasporto in sede propria (metrotranvie o Bus Rapid Transit come il nostro, non necessariamente metropolitane “pesanti”) che invece in altre nazioni come la Francia sono diffusi anche in centri minori. Sistemi che, con le loro prestazioni superiori a quella di un normale mezzo calato nel traffico urbano, sono in grado di catturare un’utenza più numerosa.

Il Metromare Rimini–Riccione ne è un esempio virtuoso. La “città costiera” è l’unica della regione a disporre di quella che di fatto è una metropolitana leggera, seppure di tipo filoviario. Sarò politicamente scorretto, ma sul Metromare mi pare di vedere persone che su un normale autobus urbano non incontreremmo mai.

Paradossalmente, il successo del Metromare (oggi tutti lo vorrebbero, perfino la Valmarecchia!) ha messo ancora di più in ombra gli altri servizi di trasporto pubblico locale (TPL). Come ho scritto nella prima puntata, la decisionalità della politica locale in materia è limitata all’ordinaria amministrazione, nonostante che il TPL sia un servizio molto costoso e gli Enti locali, compresi i piccoli comuni, debbano contribuire per la parte non coperta dalla Regione.

La marginalità del trasporto pubblico nelle città medio-piccole è un dato che non solo non è facile modificare (salvo brillanti eccezioni), ma è anche la presa d’atto che, soprattutto in questi contesti, l’obiettivo della mobilità sostenibile passa attraverso una vasta serie di opzioni dove l’utilizzo del trasporto pubblico non riveste necessariamente carattere di centralità come nelle grandi città.

A Rimini, per esempio, la mobilità ciclabile è stata molto facilitata dalla creazione di numerose piste ciclabili, spesso segregate dalla viabilità ordinaria. Certo il sistema non è esente da critiche, in particolare per l’esistenza di punti singolari non risolti che finiscono per ingenerare una certa sensazione di pericolosità, ma dobbiamo riconoscere che per gli spostamenti brevi le due ruote a Rimini si trovano abbastanza a loro agio.

Per questo e per altri motivi – scarsa frequenza dei passaggi, brevità del percorso rispetto alla tariffa da pagare, mancanza di penetrazione nel cuore del centro storico – è molto evidente il fenomeno per cui nel raggio di un paio di chilometri dal centro di Rimini l’utilizzo del trasporto pubblico è ridotto ai minimi termini. Date un’occhiata al numero di passeggeri presenti sulle linee circolari (1, 2, 18, 19) per rendervene conto.

Anziché cercare di razionalizzare queste linee ormai obsolete, si è preferito operare tagli lineari, in particolare nel periodo estivo in cui i passaggi di queste linee sono uno ogni ora (!) e pertanto l’utenza, che era già molto scarsa, si è rarefatta ulteriormente.

Le richieste di nuovi servizi vengono spesso da alcuni “villaggi” sorti negli ultimi anni in zone ultraperiferiche, difficili da raggiungere con l’autobus a causa della viabilità interna a misura d’auto che comporta fermate lontane dalle case e giri viziosi, come quello istituito nel 2023 sulla linea 8 in via Verenin Grazia.

Considerando le caratteristiche del nostro territorio e l’esperienza degli ultimi decenni, devono essere sviluppate soprattutto le linee a più lungo raggio, lungo le quali la concorrenza della moto, della bici e… del cavallo di San Francesco non esiste. Alcune direttrici forti dell’entroterra (via Emilia, via Marecchiese, triangolo Riccione-Cattolica-Morciano) sono discretamente servite e per fortuna negli ultimi anni il livello del servizio non è peggiorato (ma nemmeno migliorato); in altri casi (come via Montescudo) l’offerta potrebbe essere più ordinata, potenziando le relazioni extraurbane.

Quanto all’intermodalità, il nostro Paese è il fanalino di coda in Europa e il bacino di Rimini non è da meno: sono rari i casi di biglietto integrato treno-bus, il trasporto biciclette sui mezzi pubblici è quasi impossibile oppure genera caos come sta succedendo sul Metromare…

Comunque tutto è fermo, vista la necessità degli gli enti locali di ancorarsi alla spesa storica. A nessuno viene in mente che un buon lavoro potrebbe essere fatto dislocando diversamente le risorse: si teme anche di scontentare i cittadini che dovessero subire un taglio dell’offerta di servizio, preoccupazione giusta ma che nel caso di servizi diventati poco utili deve lasciare il posto all’interesse generale ad avere una rete efficace nel rispondere alle nuove esigenze di mobilità, anche con l’impiego di nuove tecnologie.

Lo “Shuttle mare”, voluto dal Comune di Rimini per collegare con il waterfront i quartieri al di sopra della ferrovia è un servizio a prenotazione che si avvale di un sistema di accesso tramite app.

Approfondiremo più avanti i pregi e i difetti di qusta iniziativa. Qui ci limitiamo a far presente che un servizio di questo tipo potrebbe funzionare benissimo anche in aree a domanda debole, a comiciare da quelle della Valconca e della Valmarecchia – dove esistono da anni servizi di autobus “a chiamata”, esercitati però senza l’ausilio di alcuna tecnologia e ignoti alla maggioranza dei potenziali clienti – nonché nelle zone collinari del Comune di Rimini, oggi servite da linee che, al netto degli studenti, in alcuni casi trasportano poche unità di passeggeri al giorno.

Roberto Renzi