HomeSaluteSNAMI Rimini: “AUSL Romagna non mistifichi, nessuna critica ai sanitari”

Pesaresi: "L'Azienda sanitaria non si chiede perchè la gente va al CAU di Cattolica credendo che ci sia ancora un pronto sccorso"


SNAMI Rimini: “AUSL Romagna non mistifichi, nessuna critica ai sanitari”


14 Agosto 2024 / Redazione

“L’Azienda Usl Romagna non la può certo “mandare a dire” mistificando senso, contenuto e termini del comunicato
stampa SNAMI, cercando di correlare il “Far West” al “tentativo degli operatori presenti al CAU di Cattolica” di “salvare
una vita umana”: non si placa la polemica fra il sindacato autonomo dei medici di Famiglia SNAMI e l’Azienda sanitaria romagnola. Ultimo motivo del contendere è il CAU di Cattolica, dove i famigliari del 37enne accoltellato a morte a Tavullia si erano recati in cerca di un pronto soccorso.

“Quello a cui si è inequivocabilmente inteso descrivere – scrive il presidente SNAMI Rimini Pietro Pesaresi (nell’immagine in apertura) è per converso quella “scena da Far West” a cui “gli operatori si sono trovati di fronte” rappresentata dall’irruzione di persone con “un ragazzo in arresto cardiaco dopo essere stato accoltellato”, situazione critica alla quale non risulta ontologicamente strutturato il CAU. Null’altro. Risulta parimenti del tutto puerile, oltre che sterile, cimentarsi nel fare aritmeticamente le pulci al riferimento “ai numerosi familiari” allorquando è lo stesso comunicato aziendale che rendiconta scriminando quelli che indica come “alcuni conoscenti” che hanno portato il paziente in CAU dai “due familiari” e “dagli altri pazienti presenti” accreditati nel numero di “cinque” oltre a “tre allontanamenti”: sommati indistintamente tra loro, in un contesto emergenziale, la matematica non è un’opinione”.

E Pesaresi prosegue: “Nessuna critica all’operato dei medici, infermieri OSS presenti ed agli altri operatori intervenuti: questo,
semplicemente ad onor del vero ed a respingere al mittente “le allarmistiche vergognose e calunniose affermazioni” di cui si sono intese inaccettabilmente bollare ed attribuire a questa sigla sindacale. Altrettanto vero è che non appare particolarmente lusinghiero cercare di attribuire quell’emersa oggettiva criticità ad anonimi “alcuni conoscenti” che avrebbero portato “in autonomia” il paziente “senza allertare il 118 Romagna”. Non interrogarsi sul “perché” sia direttamente giunta al CAU ex PS detta drammatica urgenza risulta invero un fattore non certamente anodino dell’intera vicenda, non liquidabile con un inappropriato generalistico “tout va très bien madame la Marquise” od una demagogia buona per tutte le stagioni, incensante i modelli assistenziali messi in campo e la assoluta bontà “dei percorsi clinici predisposti in AUSL Emilia Romagna” che “consentono il trattamento ottimale dei pazienti” “tempo dipendenti” “in linea con i migliori standard nazionali”. E’ indubbio e fuori discussione che “il tentativo degli operatori presenti al CAU di Cattolica di salvare una vita umana” sia stato improntato “al Giuramento di Ippocrate” ovvero di tutelare la salute ed intervenire in qualunque situazione di emergenza in cui si trovi coinvolto in base alle proprie competenze” “anche se il CAU è una struttura a bassa complessità”: nessuno lo ha posto in dubbio, prima di tutto – sia chiaro – lo SNAMI”.

“Rimane quel “perché”, in una situazione così drammatica, quei cittadini qualificati come “alcuni conoscenti” della
vittima abbiano pensato di portare al CAU ex P.S. il paziente “senza allertare il 118”. Non punge neppure vaghezza, alla mosca nocchiera o al maggiordomo di turno: tout va très bien madame la Marquise”, è la conclusione.