Spiagge, FdI in confusione: sconfessa il suo sindaco di Jesolo e insiste per mappatura che c’è già
5 Marzo 2024 / Redazione
Una mappatura delle spiagge italaliane esiste da 30 anni, è sufficiente fare riferimento al Sistema Informativo Demanio. Eppure ancora una volta i partiti di governo sfoderano questo argomento, mentre un provvedimento di legge sulle concessioni balneari non arriva, nonostante le ripetute esollecitazioni delle associazioni di categoria, anche le più “amiche” del centrodestra.
Da un lato una mappatura delle concessioni demaniali in Emilia-Romagna, dall’altro un sostegno alle imprese che vi operano. Oggi, come riferisce l’agenzia DIRE, tocca al gruppo di Fratelli d’Italia in Regione Emilia-Romagna Regione, in collaborazione con la parlamentare riccionese Beatriz Colombo, presentare una risoluzione per la mappatura delle concessioni balneari, chiedendo alla giunta di “appoggiare il governo nel lavoro sulla mappatura delle concessioni, completandola in tempo utile, e di attendere i decreti attuativi attenendosi alla data di proroga con funzione di armonizzazione”.
Solo così, argomentano la capogruppo Marta Evangelisti e i consiglieri Luca Cuoghi e Giancarlo Tagliaferri, “si potranno evitare le sostanziali distorsioni registrate recentemente a Jesolo con procedure che vanno in sostanza anche contro la spirito della legge sulla concorrenza. Queste prese di posizioni delle Regioni- concludono- sono utili anche nell’esortare il governo a continuare con il lavoro di dialogo con l’Europa e le imprese di categoria, per trovare al più presto una soluzione concreta a questo annoso problema”. Nella quale Jesolo le “sostanziali distorsioni” sarebbero state però commesse da un sindaco, Christofer De Zotti, che appartiene a Fratelli d’Italia, lo stesso partito di Evangelisti, Cuoghi, Tagliaferri e Colombo.
Il gruppo chiede inoltre di “supportare le imprese che operano sul demanio marittimo, sulla scorta di quanto fatto dalla Regione Lazio”. La direttiva Bolkestein, sottolinea Evangelisti, colpisce “in maniera incontrovertibile” le attività economiche insistenti sul demanio marittimo, lacuale e fluviale. Per i gestori, aggiunge, è “un momento di grande incertezza, sono in attesa di norme chiare in linea con la corretta applicazione della normativa europea ed italiana per cui è necessario garantire loro supporto”.
Tra le richieste, conclude Evangelisti, ci sono “quella di stabilire il limite oltre il quale la risorsa può ritenersi scarsa, un criterio unico nazionale, e la la verifica periodica sulle concessioni demaniali. E poi l’obbligo di indizione delle gare da parte delle autorità concedenti, anche su istanza di parte, solo a seguito della verifica della scarsità del bene e il riconoscimento, tra i criteri per l’assegnazione delle concessioni, del valore di mercato dell’azienda creata dal concessionario uscente, che tenga conto dell’avviamento, degli investimenti effettuati, dei beni materiali e immateriali, della remunerazione del capitale investito.
Se non che i balneari si aspettano ben altro e scalpitano sempre più nervosamente. “La legge in vigore non tutela le 30.000 aziende balneari italiane del settore e i 100.000 addetti diretti. La competenza in materia non è dei Comuni o delle Regioni ma dello Stato nazionale” tuona Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari aderente a FIPE/Confcommercio alla fiera Balnearia a Marina di Carrara in occasione del convegno dal titolo: ‘Fate presto. Salvaguardare i balneari per tutelare il turismo del Paese’, organizzato insieme alla FIBA-Confesercenti.
“L’assenza di un provvedimento legislativo chiarificatore che salvaguardi la balneazione attrezzata italiana sta creando una situazione caotica pericolosa per gli operatori – ha continuato Capacchione – che, invece, oggi hanno bisogno di certezza di continuità di lavoro e aziendale, e per il Paese che ha interesse a salvaguardare un modello di balneazione attrezzata efficiente e di successo. Gli Enti concedenti e gli operatori, pertanto, hanno la necessità di indicazioni normative e amministrative chiare da parte del Governo. Un Governo che non può più tacere. In questa situazione non si può più aspettare, è necessario agire. E’ irresponsabile ogni dichiarazione o comportamento dilatorio.
“Nei prossimi giorni porremo in essere una serie di iniziative per chiedere risposte adeguate dal Governo” hanno concluso SIB e FIBA.
Il primo marzo lo stesso SIB avva proclamato lo stato di agitazione della categoria: “Oggi manca un doveroso intervento normativo chiarificatore che fornisca indicazioni operative agli Enti Locali per mettere in sicurezza il nostro settore formato da 30.000 imprese balneari e 10.000 addetti diretti”.
“A causa dell’assenza dell’intervento normativo chiarificatore del Governo sulla Direttiva Bolkestein – più volte da noi invocato – si sta creando una situazione caotica nella gestione della materia da parte degli Enti concedenti”, aveva dichiarato sempre il presidente Capacchione nel corso della Giunta nazionale a Roma. “Da alcuni Comuni vengono adottati provvedimenti di avvio delle gare pur in assenza di una regolamentazione nazionale – ha continuato Capacchione – di fronte a questi atti illegittimi il Sindacato è a fianco dei concessionari nel promuovere azioni giudiziarie per la difesa del lavoro e delle proprie aziende”.
“La soluzione della questione concessoria non può, però, essere risolta nelle aule giudiziarie ma in quelle legislative. Urge, di conseguenza, un intervento legislativo. La gravità della situazione impone una decisa azione di protesta – ha concluso il presidente del S.I.B. È stato, pertanto, proclamato lo stato di agitazione della categoria. Nei prossimi giorni sarà comunicato il calendario e le modalità delle manifestazioni, sia nazionali che a carattere locale”.