Start Romagna senza autisti e le corse saltano, ecco perchè
2 Ottobre 2024 / Roberto Renzi
Il trasporto pubblico vive un periodo drammatico, come mai accaduto nella storia. La carenza in organico di conducenti di linea sta provocando ogni giorno la cancellazione di corse e di conseguenza gravissimi disagi sia per la cittadinanza in genere, che per gli studenti, cioè la categoria più trasportata nelle ore di punta.
Di fronte a una situazione simile, che dura ormai da mesi e che, per inciso, non riguarda solo Rimini o la Romagna ma tutta l’Italia, l’alternativa è tra la peste e il colera: o accettare che quotidianamente la gente resti a piedi, o ridurre il servizio, in modo da garantire (o cercare di garantire) tutte le corse che figurano sugli orari.
Le ragioni di questa crisi le ho già indicate nell’articolo pubblicato su Chiamiamicitta.it lo scorso 6 agosto: ragioni soprattutto economiche (lo stipendio del tranviere spesso non compete con quello del camionista) ma anche «traffico, turni stressanti, aggressioni o mancato rispetto da parte della clientela nei confronti del personale addetto al servizio», aggiungedo poi che «molti autisti si dimettono dopo un breve periodo di servizio, vanificando i reclutamenti fatti dalle aziende», come quello attualmente in corso presso Start Romagna, la società pubblica che gestisce gran parte dei servizi del bacino di traffico riminese, reclutamento con il quale l’azienda spera possa arginare il fenomeno della mancanza di personale.
Anche dove l’offerta di servizi è stata sensibilmente ridotta, il fenomeno non è cessato: per esempio a Milano, dove la prossima entrata in esercizio della linea metropolitana 4 (automatica, cioè senza conducente) comporterà nuovi ridimensionamenti delle linee di autobus e tram, ma è già chiaro che non basterà a evitare la soppressione di corse programmate, perché i posti vacanti sono parecchie decine.
Se Milano piange, Rimini non ride, soprattutto perchè pare che nessuno (a cominciare dalla politica) alzi un dito per correre ai ripari. E se le soppressioni quotidiane sono la peste, la riduzione del servizi sarebbe il colera, perché farebbe regredire il servizio a livelli minimi o poco più. Ma purtroppo sembra essere l’unica soluzione ragionevole perché chi aspetta l’autobus in un determinato orario possa sperare di vederlo arrivare.
Che fare? Secondo chi scrive, bisognerebbe cominciare dalle linee che hanno intervalli tra le corse minori di mezz’ora, in modo da salvaguardare chi di corse ne ha poche e in orari vincolati. Inoltre le linee che circolano attorno al centro storico di Rimini, la cui efficacia in termini di passeggeri trasportati è minima, andrebbero riviste: l’unificazione delle linee 1 e 2 comporterebbe nei giorni feriali dell’orario invernale il risparmio di quattro o cinque turni-uomo. Anche alcuni servizi del forese potrebbero essere ridimensionati nelle ore “di morbida”.
Sullo stesso Metromare – bestemmia?!? – sarebbe meglio che i mezzi passassero regolarmente ogni 20 minuti, piuttosto che ogni 15, ma di fatto con degli intervalli di mezz’ora ogni volta che manca una tabella di marcia (cioè quasi tutti i giorni).
Certo, non c’è nessuna garanzia che, cessata l’emergenza, le cose tornino come prima: la scelta è drammatica, ma non farla vorrebbe dire finire ancora peggio nella considerazione della clientela, alla faccia della tanto decantata mobilità sostenibile, che non è fatta solo di autobus o treni che non inquinano ma anche e soprattutto del rispetto del cittadino-utente, fruitore di un “bene comune”.
Roberto Renzi