‘Ti vorremmo dar di morso o Cassiera del Bar Corso!’
20 Agosto 2023 / Giuliano Bonizzato
Da alcuni giorni sono perseguitato dai due versetti che continuano a frullarmi nella mente, un po’ come succede con certi motivetti musicali che s’infilano di soppiatto mentre ci facciamo la barba costringendoci a canticchiarli prima che scompaiano all’improvviso, così come sono venuti.
‘Ti vorremmo dar di morso
o Cassiera del Bar Corso!’
Si tratta della didascalia apparsa nel 1959 sul periodico riminese ‘Il Goliardo’ sotto la vignetta di una bellissima ragazza ritratta nel suo luogo di lavoro.
Che si trattasse di una associazione di idee a livello inconscio l’ho capito riflettendo su una recente notizia di cronaca relativa a un medico settantenne che (dopo aver ricucito a una ragazza di 28 anni la ferita da questa ricevuta sulla natiche in seguito al morso di un cane) ha scritto, nel foglio di dimissione, ‘trattasi di morso alla natica destra ad opera di cane buongustaio’.
La ragazza, ovviamente, si è risentita. –‘Con questa storia del cane buongustaio quel medico mi aveva già molestato verbalmente mentre mi stava dando i punti, approfittando della sua situazione di potere…Il fatto poi di aver riportato nero su bianco questa frase su un certificato ufficiale è davvero inconcepibile!’–
Bene. Con la ragazza si sono schierate Telefono Donna e diverse altre associazioni locali sorte a tutela delle vittime di violenza. Il sanitario è stato sospeso. L’azienda ha trasmesso le sue scuse.
E veniamo all’associazione d’idee.
Quella vignetta sul Goliardo (che risale ai tempi in cui ero studente universitario), avrebbe, oggi, portato alla condanna ex art. 660 c.p. dell’autore anche se l’avesse resa più soft disegnando un cagnolino con lo sguardo fisso sulle pregevoli forme di quella ragazza e modificando di conseguenza la didascalia con un ‘Ti vorrebbe dar di morso-o Cassiera del bar Corso’. Né avrebbe migliorato la situazione il titolo: ‘Cagnetto buongustaio’.
Peggio che andar di notte!
Beh, a distanza di oltre sessant’anni, ho cercato di analizzare le ragioni per cui la Cassiera in questione non solo non si sentì molestata da quella didascalia, ma dimostrò ai redattori di quel ‘Fogliaccio’ (tre studenti Universitari abituali frequentatori del bar) di aver gradito il complimento, brindando assieme a loro con un ‘prosecco’ offerto dal proprietario. D’altronde, al di là della battuta (presa da una espressione dialettale generalmente rivolta ai neonati rosei e paffutelli) il rispetto per la Donna rimaneva intatto.
Ricordate il comportamento incantato dei ragazzi quando la ‘Gradisca ‘ di Fellini passa per il Corso? Fatte le debite proporzioni siamo alla Beatrice Dantesca che ‘sen va sentendosi laudare’. Al pari di quella Cassiera di cui noi tutti noi giovanissimi eravamo innamorati senza speranza. Occorre comunque ricordare che nel quadro della società degli anni 50-60, fortemente repressiva e chiusa, la volontà di trasgressione si manifestò, agli inizi, proprio sotto l’egida di una goliardia di accentuata matrice maschilista. Donna rispettata, protetta, intoccabile ma pur sempre ‘oggetto’. Circostanza evidentemente non percepita da quella stupenda ragazza, lusingata invece dal complimento (trasgressivo per i costumi del tempo ma non penalmente rilevante) rivoltole pubblicamente dagli Universitari Riminesi tramite il loro periodico. Soltanto nel ’68, infatti, e a partire proprio dalle Università, cominciò a soffiare sempre più forte il vento della parità dei sessi. E fu proprio dalle file della goliardia, di cui Marco Pannella fu uno dei grandi capi, che nacque il Partito Radicale, principale interprete delle sacrosante istanze femminili.
Già. Dal ’59 ne è passata di acqua sotto il Ponte di Tiberio. Per cui anche un complimento per interposto cagnetto può ritenersi illecito in base a una giurisprudenza, che in nome della parità dei sessi, considera molestia sessuale ‘qualsiasi espressione che costituisca apprezzamento del corpo’.
Purtroppo quel medico settantenne ha agito come se si trovasse ancora laggiù, ai tempi maschilisti della vecchia goliardia. Quando un ‘cane buongustaio’ poteva ancora strappare un sorriso.
Giuliano Bonizzato