Traffico a Rimini, poche soluzioni. PD ritrova la partecipazione. Governo blocca i bagnini
28 Gennaio 2023 / Maurizio Melucci
Tra nuove statali, caselli autostradali e traffico in tilt
Si è conclusa in settimana l’edizione del Sigep, una delle manifestazioni fieristiche più importanti ospitate nei nostri padiglioni fieristici. Un’edizione ritornata ai livelli della pre pandemia in tutti i sensi. Per partecipazione di espositori, per partecipazione di pubblico e per il caos del traffico. Nulla di nuovo da questo punto di vista. Anche nel passato il Sigep (e non solo) mandava in tilt la circolazione cittadina. Ora la situazione si è aggravata dopo la chiusura del Ponte di Tiberio al traffico veicolare e il lungomare riqualificato con l’arredo del “Parco del Mare”. Come ogni post fiera, fioccano proposte per risolvere il problema. L’unica cosa certa (e non è poco) è al momento il prolungamento del Metromare- TRC fino alla fiera. Opera in corso di progettazione e finanziata per 49 milioni. Tra tre anni molto probabilmente entrerà in funzione e darà una mano importante nei collegamenti di mezzi pubblici con la Fiera.
Il resto, al momento sono solo ipotesi, molto lontane. Una è quella di un nuovo casello autostradale dedicato alla Fiera. Allo stato attuale è inserito nella programmazione dei trasporti locale e regionale. Ma nulla di più. Sarebbe anche interessante sapere che fine ha fatto la nuova statale 16 nel tratto Rimini Nord-Casello autostrada Rimini Sud. Sono sempre più insistenti le “voci” di un’opera che non si farà più per mancanza di finanziamenti e perché l’attuale governo non la considera una priorità. Voci oppure una concreta realtà?
Faccio anche notare che il problema del traffico si risolve solo in minima parte con caselli autostradali e una nuova statale, per la semplice ragione che il traffico è generato in buona parte da chi dagli alberghi deve andare in fiera e viceversa. E’ in questo modo che si intasano le vie cittadine. Sarebbe molto utile un nuovo ponte in sostituzione del ponte di Tiberio ma quest’opera è scomparsa dalla programmazione.
Il congresso del Pd entra nel vivo
Nonostante una massiccia campagna di stampa e televisiva contro il Pd, il congresso sta entrando sempre più nel vivo. E la partecipazione a questi primi incontri dei vari comitati a sostegno dei candidati non si è mai vista negli ultimi anni. Invece di fare polemiche stupide sulle tessere in bianco (tutto regolare come certificato a Bologna) sarebbe molto più utile concentrarsi sui contenuti.
Ma soprattutto diventando credibili.
- Negli ultimi 30 anni i redditi dei dipendenti in Italia sono diminuiti del 2,9% mentre, nello stesso periodo, in Francia sono cresciuti del 31% e in Germania del 33%. Domanda banale: la sinistra dov’era in questi anni?
- Mentre si discute di reintrodurre le gabbie salariali per gli stipendi degli insegnanti (stipendi più alti al Nord e più bassi al Sud) in Italia i professori sono i meno pagati d’Europa. E il primo stipendio sfiora la soglia di povertà. La sinistra, il Pd, dov’erano in questi anni?
- Per quale ragione l’aumento delle pensioni minime è diventata una battaglia di Forza Italia e non del Partito Democratico?
- Il caro vita sta spingendo tante famiglie sulla soglia di povertà. Non vi sono sole le bollette. I prodotti alimentari sono aumentati anche del 30% con evidenti fini speculativi.
- L’autonomia differenziata serve all’Italia oppure è un regalo alla Lega?
- Sulla sanità pubblica stiamo facendo tutto il possibile?
- Poi c’è la guerra. L’aiuto all’Ucraina con le armi va accompagnata ad un’offensiva per la pace insieme all’Europa.
Ora i temi sono questi e non altro. Un partito la cui identità e riformismo sia netto senza tanti equivoci. La partecipazione di questi giorni alle iniziativa dei comitati e candidati chiede questo. Non possiamo mandarla delusa. Per chiunque vinca nulla potrà essere come prima.
Un’ultima nota. C’è chi dice che i dirigenti debbono sapere ritornare tra la gente e nei bar e per questo i sindaci e amministratori sono quelli con la migliore esperienza. Ho qualche dubbio. Ho conosciuto troppi sindaci che si sentono dei podestà. Anche in questo caso un bagno di umiltà e di ascolto è molto auspicabile.
Riccione sempre più laboratorio (poco) politico
La politica a Riccione è sempre in agitazione. Un centrodestra agguerrito che invece di programmare un’opposizione di 5 anni pensa di fare una corsa di qualche mese. Molto probabilmente confida che il Tar dia il via libera per un riconteggio delle schede elettorali per annullare in qualche modo la vittoria al prima turno del centrosinistra e della sindaca Daniela Angelini. Il Tar di Bologna si pronuncerà il 16 febbraio prossimo. Fino ad allora il centrodestra quasi sicuramente continuerà un’offensiva mediatica come se ci fossero elezioni imminenti (situazione che ritengono molto improbabile).
Ma oltre al centrodestra, a Riccione succede parecchio nel centrosinistra. La sindaca ha nominato capo di gabinetto del suo staff Fabio Ubaldi contro il parere di tutta la maggioranza di governo. Ha chiamato in causa i suoi poteri e le sue prerogative. Ritengo che abbia sbagliato nel metodo e nel merito, come già scritto. La maggioranza ha preso atto. Non sono previste altre polemiche su questo argomento.
Contemporaneamente il consigliere comunale Gianluca Vannucci del Partito Democratico si è dimesso dal gruppo ed ha aderito al partito di Azione di Calenda. Per il momento starà nel gruppo misto del Consiglio Comunale di Riccione. Ad Azione ha aderito anche Luigi Santi ex assessore della giunta Tosi non eletto alle ultime elezioni. “La nostra idea politica – dice Vannucci – è distante da entrambi i poli. Vogliamo colmare quel gap, cosa che in passato hanno tentato di fare le civiche. Ci rivolgiamo ai cittadini che non si sentono rappresentati da quanto sta accadendo oggi in città, e intendo entrambe le parti politiche”.
Ci poteva pensare prima di candidarsi con il Pd, se aveva questo in testa. Purtroppo nascono nuove forze politiche, ma il malcostume non cambia. Vannucci si doveva dimettere anche da consigliere comunale. Ma non lo fa nessuno. Tutti pensano che le preferenze prese (in questo caso 144) diano il diritto al seggio. Si dimenticano che senza i voti del Pd Vannucci non sarebbe mai stato eletto. Ma come si dice, così fan tutti.
Le spiagge ferme al palo
Continua la telenovela sulle concessioni demaniali. Il governo più spiaggiato in assoluto sul mantenere i privilegi degli attuali concessionari è a dire poco in difficoltà. E’ noto come tutti i partiti di questo governo abbiano fatto negli anni tutte le proposte più impraticabili e inique per risolvere il problema delle concessioni di spiaggia: da “usciamo dalla Bolkestein” alla proroga di 50 anni per gli attuali concessionari, al diritto di superfice per 90 anni. Ora siamo passati al famoso “contrordine compagni” di guareschiana memoria: “non possiamo litigare con l’Europa e con il Consiglio di Stato italiano”. Quindi niente proroga agli attuali concessionari e non si esce dalla direttiva servizi detta Bolkestein. Vi sarà una proroga di qualche mese della delega al governo per attuare la riforma complessiva delle concessioni. Quindi la prima notizia è che i bandi o evidenze pubbliche per rinnovare le concessioni si faranno. Ora il governo è concentrato sul valore economico dell’attività del concessionario uscente nel caso perda la gara. Una possibilità esclusa dalle norme europee (“nessun vantaggio ai concessionari uscenti”) e dal Consiglio di Stato italiano.
Immagino che alla fine sarà tutto bloccato per i contenziosi e con una procedura di infrazione europea sulla testa e con relative multe. L’unica speranza è che il ministro Fitto, che conosce la materia meglio di chiunque altro nel Governo e non solo, si imponga con dei bandi che siano concordati con l’Europa ed evitino ulteriori perdite di tempo, se non di denaro pubblico. Ora, a fronte di questa situazione le lamentele di Anci (associazioni dei comuni) e Regioni sui tempi troppi stretti per fare i bandi sono a dir poco risibili. I problemi come si vede sono ben altri e causati dai tanti, tra cui Comuni e Regioni, che si sono sempre opposti ad una riforma seria del settore, preferendo privilegiare gli attuali concessionari per ragioni solo elettorali.
Poi basta con le favole delle multinazionali o criminalità organizzata (presente per altro già ora) che si imadronirebbero delle nostre spiagge e stupidaggini simili. Vi saranno sempre imprese come quelle attuali sui nostri arenili ma non necessariamente le stesse. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ( Sentenza Cass. pen., Sez. III, 10 gennaio 2023, n. 404) ha affermato lo stesso principio: non esistono concessioni demaniali eterne, prima si capisce e meglio è.