Ultimi giorni per vedere a Rimini il tesoro della Westmorland
22 Luglio 2024 / Paolo Zaghini
“Biennale Disegno Rimini. Ritorno al viaggio dal Grand Tour alla fantascienza”
4 maggio-28 luglio 2024
A cura di Massimo Pulini
Maggioli
Ultimi giorni per chi volesse vedere le tante mostre allestite per questa quarta edizione della Biennale del Disegno (dal 4 maggio al 28 luglio): dodici mostre fra la Galleria dell’immagine alla Biblioteca Gambalunga, Castel Sismondo, il Palazzo del Fulgor e il Museo della Città.
Leitmotiv narrante il viaggio, declinato in molti modi da artisti assai diversi fra loro: da Piranesi a Lorenzo Mattotti, da Felice Giani a Samuele Grassi, da Davide Benati a i Carteles de Cine cubani, solo per citarne alcuni.
“Rimini, città di mare, dell’ospitalità – scrive il Sindaco Jamil Sadegholvaad – e mèta di viaggiatori da sempre, conferma con questa Biennale di essere un crocevia di culture e di espressioni artistiche. La città dell’immaginario per eccellenza, la città di Fellini, di Guerra e di Tondelli, quella che ha fatto dell’accoglienza uno stile di vita, dimostra di essere anche un approdo sicuro per l’arte, per la creatività e per la curiosità”.
E l’Assessore alla cultura Michele Lari: “In una città divenuta simbolo di trasformazione e dinamismo, la Biennale del Disegno celebra la nostra capacità di immaginare e creare, di viaggiare sia fisicamente che con la mente”.
Fra tutte le mostre quella più straordinaria mi è sembrata essere quella dedicata al tesoro della nave Westmorland. Già il racconto della sua storia è un viaggio meraviglioso. Ci dice il curatore Massimo Pulini: “Si dispiega nei luoghi principali della città di Rimini, un itinerario dell’anima che dalle visioni naturali di grotte e cascate passa alle vedute cittadine di Roma o Napoli, così come sul finire del Settecento, dalla navigazione interrotta della Westmorland, il cui ricchissimo bottino d’arte venne predato dalla marina francese e venduto al re di Spagna, scaturisce un inedito viaggio nel tempo regalandoci ancora intatta, la massima documentazione del ‘Grand Tour’ medesimo, con bauli di musica mai più ascoltata, dipinti, disegni e innumerevoli libri di incisioni di Piranesi”.
Nei primi giorni del 1779 un vascello di grandi dimensioni, il Westmorland, salpò dal porto di Livorno diretto in Inghilterra, al porto di Londra. Trasportava un prezioso carico di arte e cultura di proprietà di giovani aristocratici inglesi. Dipinti, sculture, disegni, stampe, libri, spartiti, oggetti d’arte e di archeologia acquistati nel corso del “Grand Tour” compiuto in Italia l’anno precedente. Il “Grand Tour” fra Settecento e Ottocento era divenuto un passaggio quasi obbligato nella formazione intellettuale della giovane aristocrazia del nord Europa. Tante casse, con sopra stampato il nome del proprietario. E un lungo e preciso registro in cui era riportato descrizione, proprietà e destinazione. Fra i proprietari risultavano esserci il fratello del re Giorgio III, il figlio del Primo Ministro, figli di conti e baroni di importanti casate inglesi.
L’8 gennaio due navi da guerra francesi assalirono la Westmorland e la catturarono. A quel tempo la Francia era in conflitto col Regno Unito per effetto collaterale delle guerre di indipendenza americane.
I francesi scortarono la nave catturata sino al porto spagnolo di Malaga, dove l’intero carico in quantom “bottino legittimo” venne messo all’asta. “In quella fase si sarebbe potuto disperdere in mille rivoli il prezioso contenuto della stiva, se gli emissari del re di Spagna non l’avessero acquistato per intero su richiesta del Sovrano. Lo stesso re Carlo III di Borbone destinò infine tutto il tesoro del Westmorland alla Reale Accademia di Belle Arti di San Fernando [di Madrid], dove quasi nella sua integrità ancora si trova”.
L’avvenimento ebbe ripercussioni internazionali, articoli di stampa in tutti i paesi e conseguenze politiche importanti. Ma, come scrivono i curatori, “questa ‘Pompei’ viaggiante, invece di compiere un percorso geografico, nello spazio, ha realizzato uno spostamento cronologico, nel tempo. Ha fatto giungere fino a noi, e pressoché intatto, un fantastico bagaglio che fonde insieme informazioni e bellezza, desideri e delusioni, passioni e ricchezza, memorie e veggenze”.
“Il contenuto delle casse di questa nave è un documento della vita artistica e culturale delle città del Settecento attraverso cui passarono questi viaggiatori e i loro tutori”.
Per oltre due secoli questo materiale è sparito dall’orizzonte culturale europeo, nascosto nei caveau della Reale Accademia. La sua acquisizione non era avvenuta certamente in modo molto corretto e legale. La sua riscoperta lo si deve ad una nuova generazione di storici spagnoli nel corso degli ultimi decenni. E questa di Rimini, per quanto contenuta e limitata ai disegni, è di fatto la prima mostra italiana effettuata sul tesoro della nave Westmorland.
“Nel fondo madrileno abbondano le vedute con i più suggestivi scorci monumentali di Roma, come di altri centri storici italiani, raccolte al pari di raffinate cartoline per conservare un preciso ricordo dei luoghi visitati”. Estremamente preziosi e perfettamente conservati sono gli acquarelli di John Robert Cozens (1752-1797), che ritraggono gli scorci più belli e suggestivi dei castelli romani. E l’intero repertorio di incisioni di Giambattista Piranesi (1720-1778).
Nota di colore: nel carico della Westmorland, nelle casse dei giovani nobili inglesi, c’erano anche 32 grandi forme di parmigiano, da collocarsi dunque fra “le eccellenze culturali italiane”.
Paolo Zaghini