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Un selfie con Landini… e un altro con Salvini?


7 Gennaio 2019 / Nando Piccari

Cisl e Uil non me ne vorranno se dico che l’aspetto più sorprendente dei “selfies sindacali” di sabato – a Rimini davanti alla Questura – sia stato che vi abbia preso parte pure la CGIL.

Per quanto motivata con garbo da un cortese documento sulle pensioni, s’è pur sempre trattato di una manifestazione di critica – o quanto meno di “non approvazione” – nei confronti del “governo del cambiamento”, che “ha sconfitto la povertà”. Verso il quale la Signora Segretaria Camusso (pardon, il Signor Segretario: lei vuol essere chiamata così), fino a ieri si complimentava perché «questo governo parla alla nostra gente»; «certe parole chiave parlano al nostro mondo».

Per tacere di una sua precedente esternazione che, pur se ha provocato una valanga di fughe dalla CGIL, ha avuto però il merito di procurare tanti nuovi voti a Salvini: «Siamo pronti ad appoggiare il referendum della Lega per l’abolizione della legge Fornero».

Ma questo è ancora poco rispetto alla folgorazione post-4 marzo del Compagno Landini, probabile prossimo segretario rosso-giallo-verde della CGIL: «I grillini sanno ascoltarci»; «chi ha votato Lega ha in tasca anche la tessera della Cgil e mi chiede di tenere duro»; «l’operaio Cgil ormai vota Cinquestelle».

Perché, allora, questa inaspettata presa di distanza da Luigino il ministrino? O da quel simpaticone di Fico, il Presidente della “Camera con svista” (sulle prerogative del Parlamento)? O da Salvini, con cui Landini non ha oramai in comune solo la rima?

Che sia perché è consigliabile, nell’imminenza del voto per il nuovo segretario, gettare un po’ di fumo negli occhi a chi eventualmente si ostini a non voler dimenticare che la CGIL era “la casa” di Luciano Lama?

Sabato mi son fatto un sacco di risate guardando uno video trovato casualmente su Internet. Vi compare uno sborone di pura razza bianca, dotato di una di quelle facce con vaga “somiglianza glutea”, ripreso con una bibita in mano mentre insulta vivacemente una cameriera di colore, la quale si avvicina porgendogli la cannuccia che evidentemente aveva scordato di servire insieme alla bevanda.

Come se non bastasse, mentre la ragazza gliela consegna, l’idiota le molla un pugno. Ignora però un particolare non secondario: lei, come recita il titolo del video, è un’ex pugilatrice. In men che non si dica la giovane lo riempie così di cazzotti al viso e al torace e solo il tempestivo intervento di tre nerboruti camerieri maschi salva il tizio dal ko.

Lo so, ora voi penserete che sia la mia collaudata faziosità a farmelo dire, ma vi garantisco che non è così: quel gradasso, complice forse la cattiva qualità delle immagini, presentava una spiccata somiglianza con Salvini. Perfino la mimica labiale ricordava quella di quando il boss legaiolo che bivacca al Viminale sproloquia le solite volgarità contro i migranti di colore.

Io mi sono ormai ridotto a guardare i TG a piedi nudi, per non cedere alla tentazione di tirare una scarpa al televisore non appena lo vedo apparire, attorniato com’è dall’immancabile canea razzista dei suoi adoranti consimili.

Ma in queste ore, sulla vicenda della nave Sea Watch 3, per par condicio di scarpe bisognerebbe tirarne una anche quando arriva sullo schermo la fighetta vacuità di Di Maio a teorizzare un orrido gioco delle tre carte sulla pelle di quei poveretti, tenuti prigionieri in mare dal concorso di più infamie.

Stringi, stringi, questa è la grande “concessione umanitaria” di Di Maio: se Malta ci aiuta a spaccare le famiglie, a separare le mogli dai mariti e i padri dai figli «noi prendiamo donne e bambini e diamo una lezione all’Europa».

Mia nonna avrebbe detto: «Vat a masè da la vargogna, bamboz!»

Nando Piccari