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Regolamentiamo i dehors e si chiarisca quanto costa il servizio dello Shuttlemare


Via Ugo Bassi, alla questura nata morta volano gli stracci tra ASI e Comune di Rimini


1 Ottobre 2023 / Maurizio Melucci

Ex questura. Volano gli stracci tra Comune e proprietà

Inevitabile una riflessione sulla questura mai nata in via Ugo Bassi osservando lo scontro prolungato tra la proprietà dell’area – ASI – e il Comune di Rimini. Nella mia esperienza di amministratore pubblico mai visto uno muro contro muro così plateale tra un gruppo imprenditoriale privato e un’amministrazione comunale. Mancano solo le querele per diffamazione ma non è detto che non arrivino. Pensare che di progetti e realizzazioni ne ho visti passare tanti, anche di importanti marchi nazionali ed internazionali. Non capisco, sicuramente è un problema mio, dove sia l’interesse del privato, in questo scontro. Alla fine, chi decide sarà l’amministrazione comunale, a maggior ragione dovendo utilizzare lo strumento dell’accordo di programma, che privilegia l’interesse pubblico.

Ma andiamo con ordine. Il gruppo ASI – Ariminum Sviluppo Immobiliare si aggiudica all’asta fallimentare l’area dell’ex questura per 14,5 milioni di euro dopo un “confronto” con il gruppo Conad. Una cifra importante, perfino esagerata, rispetto alle tante aste andate deserte fino ad allora. Chi ha acquistato sapeva benissimo che sull’area vi era un manufatto di circa 23mila mq con destinazione questura. Il resto dell’area non aveva e non ha pianificazione urbanistica. Il gruppo ASI presenta al Comune un progetto di riqualificazione che prevede un centro commerciale di 1.500 mq e logistica (4.500 mq), edilizia convenzionata, uno studentato, cessione di aree al Comune per varie funzioni. Su questo progetto avevo già scritto a marzo scorso. Condivido la linea del Comune che non vi era interesse pubblico evidente nel progetto presentato. Per altro ho avuto occasione di esprimere questa opinione proprio in una assemblea indetta da ASI presso la sala dell’SGR.

Da allora ASI ha iniziato un braccio di ferro con il Comune ed il sindaco in particolare. Ricorso al Tar per opporsi ad indagini geologiche sull’area: respinto. Un tentativo, lo leggo così, di scavalcare il Comune per parlare direttamente ai cittadini con l’evidente obiettivo di ricevere solidarietà e condivisione del progetto. Tentativo fallito. Circa 60 persone all’assemblea dell’SGR citata e poco più di 30 qualche giorno fa di fronte alla questura fantasma.

Poi è iniziato un vero e proprio botta risposta tra Comune e ASI. Cinque comunicati nel giro di poche ore. Precisazioni da una parte all’altra.

Tuttavia, la realtà è quella degli atti. Al Comune risulta presentato un solo progetto, già dichiarato di scarso interesse pubblico. Altre soluzioni non sono state formalmente presentate. ASI dice di avere l’autorizzazione per aprire un centro commerciale, il Comune nega. Purtroppo, non ho potuto leggere l’atto n. 0018359/2023 del 18/01/2023. ASI poteva allegarlo al comunicato, per chiarezza. Mi pare abbastanza azzardato dichiarare da parte di ASI che “se il TAR o il Consiglio di Stato ci dessero ragione sui ricorsi, il supermercato lo potremmo realizzare esattamente così come proposto e potremmo esercitare l’attività, perché c’è già l’autorizzazione commerciale”. Molto improbabile che un Tar o Consiglio di Stato obblighino un Comune a fare una variante urbanistica. In questo momento nell’area ex questura non esiste una destinazione commerciale.

Detto questo, anche io ritengo che non si possa aspettare il PUG (Piano Urbanistico Generale) per dare una risposta all’area I tempi sarebbero troppo lunghi. Per raggiungere l’obiettivo di un accordo di programma occorre avere la disponibilità di entrambe le parti (pubblico e privato). Deve essere chiaro che l’interesse pubblico lo determina il Comune e non certo il privato. Se poi il privato ha intenzione di procedere con i ricorsi a Tar e Consiglio di Stato (legittimamente) si deve poi mettere anche nel conto che il tutto potrebbe essere rinviato alla conclusione dei contenziosi in assenza di altre soluzioni. A questo punto nessuno è in grado di conoscere i tempi. Alla prossima puntata.

Per chi vuole riprendere tutta la discussione questi i link del botta e risposta tra ASI e Comune di Rimini:

Dehors: tra opportunità ed esagerazioni

Intervengo ancora su questo aspetto dopo le “pillole” di domenica scorsa, perché, come già scritto lo ritengo un punto importante. Vi sono esigenze di bellezza, fruibilità, accessibilità, sicurezza e concorrenza dello spazio pubblico. In troppi punti della città i dehors sono diventati invasivi da tutti i punti di vista. E’ auspicabile un ritorno alla normalità. D’altra parte le stesse associazioni chiedono che vi sia un rispetto delle regole. Gli spazi dati esternamente ai pubblici esercizi oltre ad evitare di avere un impatto sulla viabilità e sul decoro, debbono anche rispettare le norme igieniche. Se un ristorante è nato con una cucina capace di servire 50 coperti, non può d’un tratto essere in grado di servirne 150: non ha né mezzi né attrezzature per farlo e il rischio è che la quantità vada a discapito della qualità. Non ci vuole molto per vedere che molte attività commerciali sono fuori dalle norme igienico sanitarie del Comune di Rimini che ricordo prevedono:

  • Superficie minima per la cucina. Mq 20 fino a 50 posti tavola. Mq 0,3 x posto tavola da 50 a 100. Mq 0,25 x ogni posto tavolo oltre 100
  • Poi vi sono i servizi. Bagni per il personale, antibagno ecc..

Basterebbe applicare il regolamento, oltre ad un corretto rapporto tra spazio interno e spazio esterno. Anche in questo caso vi è una sostanziale disparità tra chi ha locali con una capienza interna importante (che si traduce in costo dell’affitto o dell’acquisto conseguente) e chi ha poco spazio interno (vi sono attività che hanno pochi tavoli interni al locale e molti all’aperto).

Questo vale per tutto il territorio del Comune compreso il centro storico. I dehors vanno mantenuti, sono entrati nell’uso quotidiano dei cittadini, ma regolamentati per evitare esagerazioni e concorrenza sleale.

Shuttlemare serve? Oppure costa troppo?

Qualche giorno fa il Comune di Rimini con una nota ha reso pubblici i dati di fruizione della navetta che faceva la spola tra aree della città e la parte mare (dall’1 al bagno 100). Scrive il Comune: “Lo Shuttlemare piace sempre di più a riminesi e turisti per raggiungere la spiaggia. In 121 giorni di servizio ha infatti trasportato quasi 50.000 passeggeri, ha effettuato in media quasi 200 corse giornaliere, utilizzando fino a sette mezzi nelle giornate di maggior richiesta”. Bene. Solo qualche considerazione.

  • I 50mila passeggeri ovviamente sono in realtà 25mila cittadini che hanno utilizzato la navetta per andare e ritornare dal mare. Il conteggio è tuttavia corretto. Funziona così anche per aeroporti e altri mezzi pubblici. Vengono conteggiate i passeggeri per tratta.
  • Dai dati emerge che in media ogni navetta ha trasportato 2,06 passeggeri. Conto facile da fare in base ai dati forniti dal Comune: 200 corse giornaliere di media per 121 giorni si arriva ad un totale di 24.200 corse, che divise per i 50mila passeggeri fa una media di 2,06 per navetta. Poco? Molto? Non so dire.
  • Manca un dato importante per capire se il “gioco vale la candela”. Quanto costa il servizio alle casse del Comune? Un dato fondamentale per evitare che vi siano battute che circolano sui social tipo: “Si spende meno se il Comune paga il taxi a chi ne fa richiesta per andare al mare”.

Credo sarebbe interessante conoscere il costo per un quadro esaustivo del servizio.

Maurizio Melucci