HomeLA LETTERA“Villa Mussolini marchio di prestigio per Riccione?”

"Un marketing di cattivo gusto se si è pensato di attirare turisti evocando il fantasma di un dittatore"


“Villa Mussolini marchio di prestigio per Riccione?”


23 Marzo 2023 / Redazione

Tra i cittadini della “Perla verde” è luogo comune ritenere che Benito Mussolini abbia recato notevoli benefici alla città, eleggendola a residenza estiva per la famiglia. Sicuramente negli anni Trenta molti personaggi blasonati sono approdati alla spiaggia di Riccione sulla scia del duce, ma sarebbe corretto ricordare assieme a loro gli ottanta villeggianti di religione ebraica allontanati dai litorali di Riccione e Cattolica nell’agosto del 1940 da un ispettore di pubblica sicurezza, in ossequio alle leggi razziali siglate due anni prima da Mussolini stesso.

Ci riferiamo per economia di spazio a un singolo episodio, ma dal 1939 al 1943 furono migliaia gli ebrei allontanati dalle cosiddette spiagge di lusso al fine di non turbare le vacanze dei villeggianti “ariani”.

Per non parlare degli ebrei proprietari di seconda casa a Riccione. Ben sette famiglie nel 1944 si videro requisita o svalutata finanziariamente l’abitazione dalle autorità fasciste ispirate alla stessa politica vessatoria voluta dal duce. Tra i perseguitati, la famiglia Matatia, le cui tragiche vicende sono ben note ai riccionesi.
La storia va conosciuta e ricordata tutta.

E veniamo a Villa Mussolini come “contenitore culturale”.
Coloro che difendono a spada tratta l’attuale denominazione della residenza – chiamata in realtà fino al 2005 Villa Margherita – si ergono a paladini di una memoria che, a loro dire, non deve cancellare ciò che è stato. “La storia è storia”, ribadiscono con sarcasmo sul Resto del Carlino del 21 marzo scorso, “e se qualcuno non riesce a farci i conti deve curarsi”.

Ma, appunto perché conosciamo la storia ci pare improponibile, direi quasi un ossimoro, accostare il nome di Mussolini a eventi culturali di prestigio.

Quali meriti intellettuali e morali possono essere ascritti a un capo di governo alla cui responsabilità è riconducibile la morte di Piero Gobetti, Giovanni Amendola, Carlo e Nello Rosselli, esponenti di primo piano del liberalismo italiano?
E che dire di altre valenti personalità della cultura italiana, quali Antonio Gramsci, Altiero Spinelli, Camilla Ravera, Ernesto Rossi, Cesare Pavese e Carlo Levi, ristretti per lunghi anni nelle località di confino riservate agli antifascisti?
E ancora. Coloro che conoscono la storia come possono dimenticare Gaetano Salvemini, Arturo Toscanini, Rita Levi Montalcini, Enrico Fermi e Rodolfo Mondolfo, prestigiosi intellettuali non graditi al regime che, costretti all’esilio, hanno dato lustro all’Italia in terra straniera?

Ci auguriamo che prevalga il buon senso tra amministratori, operatori culturali e addetti al turismo, affinché la scelta del triste nome venga revocata. Diversamente rimarrà il sospetto che la decisione presa diciotto anni fa di cambiare intitolazione alla villa sia stata operazione di puro marketing.

Un marketing tra l’altro di cattivo gusto se si è pensato di attirare turisti evocando il fantasma di un dittatore. Sarebbe come intestare il Palazzo di Giustizia di Palermo a Totò Riina.

Antonio Mazzoni