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Niente di più sbagliato che mettere sotto accusa l'ultima generazione per l'assassinio della povera Giulia


Viva i nostri ragazzi


26 Novembre 2023 / Giuliano Bonizzato

Nell’immediato dopoguerra, i bambini, assolti gli obblighi scolastici, vivevano le loro giornate nei vasti spazi verdi della nostra città non ancora soffocati dal boom edilizio. Il mio ‘habitat’? Un largo terreno erboso, con al centro ancora la buca di una bomba, che da Viale Trieste (incrocio con Via Nazario Sauro) si estendeva sino a Viale Vespucci.in lunghezza e a Viale Cormons in larghezza. Eravamo i ragazzi di Campo Trieste.

Su quel Campo si giocava a calcio ma ci si sfidava anche alla lotta, alla corsa, al tiro con la fionda, al gioco della lippa e a chi si arrampicava più veloce su un albero… Lì, insomma, ognuno di noi faceva semplicemente e nella maniera più sana, ciò che gli psichiatri dell’età evolutiva considerano tipico dei maschi tra gli undici e i sedici anni. “Mettere in gioco nei contesti sociali l’ energia vitale e pulsionale attraverso indispensabili esperienze corporee ad alto tasso di sfida con gli altri e di competizione con sé stessi.” (Alberto Pellai).

Oggi alle sfide reali nei grandi spazi verdi sono subentrate quelle virtuali dei videogiochi vissute davanti al piccolo schermo. Generatrici di un isolamento destinato a cessare col sopraggiungere dell’età delle prime precoci quanto ingenue esperienze con l’altro sesso, con l’instaurarsi delle grandi amicizie, con la partecipazioni alle iniziative sociali e sportive. Cambiamento che purtroppo non ha luogo in chi (solitario come lo squilibrato che ha massacrato la povera Giulia ) dorme ancora, a vent’anni, abbracciato a un orsetto.

Dopo il risalto mediatico dato a questo femminicidio (in effetti singolare e di sicura presa giornalistica per la giovane età dei protagonisti e le modalità premeditate feroci e vili con cui è stato commesso) ho avuto l’impressione che una intera generazione di giovanissimi si sia trovata sotto accusa.

Circostanza dovuta probabilmente al fatto che la stragrande maggioranza di ragazzi e ragazze che sin dalla più tenera adolescenza, superate le antiche barriere tra i sessi e anche al di fuori di ogni effettivo rapporto fisico, si parlano, si confidano, si sostengono reciprocamente nei momenti difficili (con una sensibilità, una empatia, una delicatezza inesistenti ai tempi dei loro nonni!)… non fanno notizia.

Già. Sono gli stessi ragazzi e ragazze che a migliaia accorrono da ogni parte prestando la loro opera durante le catastrofi naturali. Che si trovano allegramente assieme su un campo da tennis, in una partita di volley o sul tatami delle arti marziali. Che zaino e tende in spalla partono in bicicletta alla conquista di spazi incontaminati. Gli stessi ragazzi e ragazze che, vittoriosi oggi come non mai nelle più svariate competizioni agonistiche internazionali, ci rendono fieri di essere italiani. Parliamone di questi ragazzi e di queste ragazze. E non soltanto quando, saliti sul palco, esibiscono le loro medaglie con gli occhi pieni di lacrime al suono dell’Inno Nazionale.

Giuliano Bonizzato